"Il reddito di cittadinanza? Non mi conviene, meglio continuare a lavorare in nero". Una dichiarazione che proviene da una commessa del Sud Italia che, solo apparentemente, sembra dare ragione a Beppe Grillo ma che in realtà, al di là dell'effetto choc, pone degli interrogativi per nulla banali sul provvedimento voluto dal M5S.
"A50 anni che lavoro vuoi che mi troveranno al centro per l’impiego?", si chiede la donna intervistata da Linkiesta.it e, poi, aggiunge: "Se mi assumessero con uno stipendio decente, allora sarebbe conveniente. Ma con gli stipendi che ti offrono in Italia, che ci devo fare?". Meglio dunque tenersi i 600 euro guadagnati in nero anche perché "si parla di 780 euro massimi al mese, ma mica daranno a tutti l’assegno completo". E, in effetti, aggiungiamo noi, è proprio così dal momento che 280 euro vengono dati come contributo per chi è in affitto, ma la maggior parte degli italiani vive in una casa di proprietà e, quindi, non godrebbe dell'intera cifra. "Per 780 euro al massimo, ci attiriamo i controlli dell’Agenzia delle entrate, con il rischio dover rinunciare a una serie di esenzioni e agevolazioni che ci fanno comodo", prosegue Manuela che teme il verificarsi del 'detto popolare' secondo cui lo Stato se, per un verso, ti dà dei soldi è perché te li sta levando da un'altro verso. Inoltre la Postepay erogata si potrà usare solo in determinati punti vendita e non consentirà di acquistare tutto ciò che si desidera. Non solo. Si potranno prelevare solo 100 euro al mese in contanti.
E, infine, tra controlli dell'Agenzia delle entrate, lavori socialmente utili da svolgere, corsi di formazioni da seguire e navigator che fanno da badanti, il reddito di cittadinanza perde di fascino. "Mi tengo i miei 600 euro in nero e amen. Tanto, - dice Manuela - dopo tutti questi anni senza contratto, che pensione avrò mai?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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