Economia

Riforma Irpef, quattro ipotesi sul tavolo: ecco come potrebbe cambiare

La riforma dell'Irpef dovrebbe essere saldata alla riduzione del cuneo fiscale. Tante ipotesi sul tavolo ma Gualtieri frena: margini di manovra ridotti

Riforma Irpef, quattro ipotesi sul tavolo: ecco come potrebbe cambiare

Le ipotesi su detrazioni e scaglioni sono numerose e ancora teoriche ma domani, quando scatterà il primo brainstorming sulla riforma dell'irpef, riusciremo a capire meglio quali saranno le reali intenzioni del governo giallorosso.

Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha espresso in poche parole l'obiettivo dell'esecutivo: ridurre le tasse a “qualcuno” e, allo stesso tempo, non alzarle a “nessuno”. Come ha spiegato il quotidiano Il Messaggero, il confronto numero uno servirà a riordinare le proposte e verificare i margini di manovra, con un occhio alle esigenze della popolazione e uno alle risorse disponibili.

Gualtieri ha comunque fatto capire che, almeno inizialmente, non ci saranno ampi margini di manovra. Il ministro ha infatti spiegato che la riduzione del prelievo è possibile solo con un'attenta lotta all'evasione fiscale. Una perifrasi per indicare prudenza nelle strategie da mettere in campo.

In ogni caso la riforma dovrebbe essere saldata alla riduzione del cuneo fiscale così da allargare i benefici al di là della sola platea dei lavoratori dipendenti. Ma cerchiamo di capire le ipotesi più gettonate e le loro possibili conseguenze.

Le quattro ipotesi più gettonate

La prima strada – nonché la più facile da percorrere – prevede la riduzione di 1-2 punti delle aliquote fissata al 23% e 27%, cioè quelle, rispettivamente, fino a 15mila e 28mila euro di imponibile annuo. In questo modo tutti i contribuenti godrebbero di un beneficio, anche se saranno le fasce basse e medio-basse a fruirne in maniera maggiore.

Un'altra strada mette nel mirino la fascia di reddito più alta, ovvero quella compresa nello scaglione tra 28mila e 55mila euro. Questi contribuenti sono sottoposti ad un'aliquota del 38%; riducendola si limiterebbe la progressività del prelievo, che per i dipendenti, talvolta, può arrivare anche al 60%, considerando le detrazioni decrescenti che scatteranno dal prossimo luglio.

Terza opzione: un ridisegno generale delle aliquote, le quali potrebbero ridursi dalle attuali cinque a tre, un progetto, in passato, già accarezzato dal Movimento 5 Stelle. Di sicuro non appare probabile il ridimensionamento dell'aliquota massima fissata al 43%.

Ultima ipotesi (la stessa presa in considerazione a suo tempo da Giovanni Tria): imitare il modello applicato in Germania. Ovvero: niente più aliquote e scaglioni, ma adottare una formula matematica che sia capace di determinare, in modo graduale e continuo, l'imposta a partire dal reddito imponibile.

Accanto alla riforma dell'Irpef c'è da considerare la revisione delle attuali detrazioni, con l'intenzione conclamata di togliere di mezzo quelle ritenute non più giustificate, e l'incremento selettivo delle aliquote Iva per silenziare i 20 miliardi di clausole di salvaguardia relative al 2021.

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