Safilo entra nella fase due del proprio rilancio, quella dello sviluppo. E lo fa alzando i target e cambiando una delle strategie di business che da anni la contraddistingue: dare la priorità alle licenze. Complici i casi Armani e Gucci, il nuovo piano industriale al 2020 del gruppo padovano dell'occhialeria - pur mantenendo una base di accordi in licenza - punta forte sui marchi di proprietà (la quota arriverà al 40% dal 25%) e prepara in tal senso una campagna acquisti ad hoc. Un percorso chiaro che arriva dopo anni difficili, con l'uscita di scena nel 2009 della famiglia Tabacchi in favore del fondo Hal Holding (42%), e la società traghettata verso la salvezza da Roberto Vedovotto (passato poi a Kering) a causa di un debito diventato insostenibile.
Oggi per il gruppo, che vede al vertice da poco più di un anno Luisa Delgado, inizia quindi una nuova stagione e i numeri del piano industriale, presentati ieri e definiti «sopra le attese» dagli analisti, piacciono al mercato che li ha promossi senza riserve: il titolo ha chiuso la seduta in Borsa con un rialzo del 7,7% a 14,41 euro. Nel dettaglio, il gruppo prevede una crescita media annua delle vendite del 6%, che al 2020 raggiungeranno quota 1,6-1,7 miliardi grazie all'apporto dei Paesi emergenti e di nuovi mercati e canali non ancora presidiati (1,1 miliardi al 2014). La crescita, ha spiegato l'ad Delgado, «non sarà lineare, ma implica tre fasi: un'accelerazione nel 2015-2016, una diminuzione nel 2017 che coincide con l'uscita di Gucci e una successiva ripresa». L'ebitda sarà raddoppiato al 2020, dai 110,7 milioni del 2014. E la generazione complessiva di free cash flow sarà di 350-400 milioni. Safilo, infine, prevede di raggiungere una posizione finanziaria netta positiva pari a circa una volta l'ebitda 2020. «Il piano strategico ci consentirà di realizzare il nostro potenziale. La top line è già in progressione», spiega Delgado, aggiungendo che «le licenze continuano a essere chiave (Givenchy dal 2016), ma adesso vogliamo dare l'opportunità ai marchi di crescere». È «una mossa giusta», spiega un analista, ricordando che «così la società riduce i fattori di rischio e fa più soldi perché non paga le royalties e i contributi di marketing».
In quest'ottica, e considerando che al 2016 il debito dovrebbe essere azzerato, la generazione di cassa dovrebbe essere investita nello sviluppo e non nei dividendi: nel corso del piano «il cda valuterá se ci sarà il potenziale per remunerare, ma deleverage e reinvesting sono le nostre prioritá», ha chiarito l'ad. «Il piano - commenta un analista - è molto aggressivo e ritengo che, sul fronte delle acquisizioni, la società dovrebbe puntare su marchi che si posizionano nell'area indicata nella strategy come atelier, una fascia di prezzo medio-alta in cui Safilo non è presente».
Per l'occhialeria italiana, che nel mondo presidia la leadership con Luxottica, (seguita a distanza da Safilo), si apre una stagione nuova in cui lasciarsi alle spalle le difficili vicende degli ultimi tempi: per Padova la risoluzione anticipata della licenza Gucci e per il gruppo di Del Vecchio i burrascosi cambi al vertice. A entrambe, ma soprattutto a Safilo, non sono concesse distrazioni: François Pinault con la sua Kering, punta a erodere quote di mercato.
Dopo l'uscita della famiglia Tabacchi, il controllo di Safilo è nella mani del fondo Hal Holding (42%)
Nel 2020 le vendite del gruppo dovrebbero salire a 1,7 miliardi, per una crescita del 6% annuo
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