Dopo l'anno nero in cui sono scoppiati smartphone e lavatrici, con danni stimati per oltre sei miliardi di dollari, anche Samsung ha dovuto capitolare di fronte alle richieste dei fondi attivisti. Questi ultimi sono sempre più i dinamici protagonisti delle piazze finanziarie internazionali e considerati una sorta di via di mezzo tra paladini delle minoranze che spingono le società ad affrontare cambiamenti strutturali e di governance e puri e semplice raider, speculatori a caccia delle migliori occasioni sul mercato.
Dopo i flop industriali e gli scandali politici che stanno portando all'avvicendamento al vertice, dove sta assumendo ruoli esecutivi crescenti Lee Jae-yong vice presidente del gruppo, Samsung ha infatti aderito, almeno parzialmente, alle richieste di Elliot Management, hedge fund statunitense fondato nel 1977 da Paul Singer a cui fa capo lo 0,6% del capitale del colosso sud coreano. Samsung infatti ha comunicato che aumenterà i dividendi a 4 trilioni di won, ovvero 3,4 miliardi di dollari il 30% in più rispetto al 2015, introdurrà nuovi amministratori indipendenti in cda, valuterà la quotazione su altri listini internazionali e, soprattutto, esaminerà la possibile scissione del gruppo per sostenere la valorizzazione delle diverse attività raccolte, attualmente, sotto un solo ombrello: da un lato la holding e dall'altro la società operativa. Al momento, lo split è solo di un'ipotesi, ci vorranno infatti almeno sei mesi per analizzare la situazione societaria e prendere una decisione. Ma potrebbe essere una valida alternativa visto che la scissione è stata perseguita con successo da altre star del settore tecnologico, a iniziare da Google.
Un anno fa il fondo di Paul Singer aveva provato a bloccare l'acquisizione di alcune divisioni di Samsung da parte di Cheil Industries, holding della famiglia Lee a cui fa capo il controllo di Samsung. Nonostante l'obiettivo non sia stato raggiunto, il finanziere ha continuato a dare battaglia ottenendo finalmente soddisfazione, almeno in parte. A ottobre infatti Elliot Management aveva chiesto al gruppo asiatico di procedere a una scissione, per valorizzare Samsung Electronics e garantire una maggiore trasparenza al colosso a cui fanno capo una serie di società operative in svariati settori racchiuse, per di più, in una ragnatela di partecipazioni incrociate. Non solo. Singer aveva chiesto la quotazione del gruppo a Wall Street e una maggiore retribuzione per gli azionisti considerando che Samsung conta su una liquidità di quasi di 60 miliardi di dollari. Elliott è specializzato nelle storie di ristrutturazione, compresa Telecom Italia: aveva infatti tentato, senza successo, di bloccare, inizio millennio l'integrazione con Olivetti.
Sul fronte italiano l'azione
di Elliot Management ha spinto Hitachi a riformulare l'offerta su Ansaldo Sts, mentre tra i successi internazionali del fondo di Singer vi è il recente accordo, dopo 15 anni di battaglie legali, sul debito dell'Argentina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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