Economia

Sfida Ip-Q8-Tamoil (con Reteitalia e Europam) per le 870 stazioni di servizio

Sfida Ip-Q8-Tamoil (con Reteitalia e Europam) per le 870 stazioni di servizio

Si stringe il cerchio tra i pretendenti alla corte dei distributori di Shell. Il gruppo petrolifero ha avviato la scorsa primavera la cessione delle attività downstream in Italia, in particolare dando il via a una gara per l'intera rete delle stazioni di servizio (870 punti che in Italia espongono il marchio della conchiglia).
L'operazione ha una valenza strategica in quanto potrebbe modificare gli equilibri del mercato della distribuzione dove, al momento, è Eni a farla da padrona con 4.700 pompe di benzina.
Per questo, pena l'intervento dell'Antitrust, il Cane a sei zampe dovrà restare a guardare. Ma in buona compagnia. Dopo un primo giro di consultazioni, in cui erano state chiamate in causa alcune delle più grandi famiglie di industriali - dai Garrone, ai Moratti - è stata fatta una decisa scrematura.
Secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale, sarebbero pronti a presentare un'offerta vincolante Ip, Q8, Tamoil e due retisti (proprietari di impianti senza logo): Europam e Rete Italia. In forse la posizione di TotalErg che, dopo un primo interesse, si sarebbe defilata dalla partita. Campo libero, dunque, a quelle società che, per numero di aree di servizio, sono immediatamente dietro a Eni. Su un totale di 23mila distributori di benzina, il gruppo Ip (Api) possiede 4.050 pompe, Q8 è a quota 2.840 e Tamoil è ferma a 1.881.
In buona posizione sarebbe anche la joint venture TotalErg con i suoi 3.383 distributori di carburanti che, però, sembra ormai fuori dai giochi, come per altro la Saras. Il gruppo della famiglia Moratti, da sempre attiva «a monte» nel settore della raffinazione, ha deciso di non diversificare il business.
Nell'aria ci sarebbe qualche perplessità legata all'articolo 4 della bozza del decreto del «Fare 2» che istituisce l'obbligo della chiusura, entro il 31 marzo 2014, senza possibilità di deroga, di tutti gli impianti di carburante che non rispettino i requisiti minimi di sicurezza e le distanze regolamentari dagli incroci.
L'obiettivo che si pone il decreto è di giungere, nel biennio, alla chiusura di 5mila impianti inefficienti, azzerare lo stacco Italia-Ue aumentando la concorrenza e riducendo il gap di prezzo con il resto dell'Unione europea. In questo contesto, la paura di alcuni player in gara riguarda, quindi, la possibilità che questo decreto vada a toccare una parte (seppur minima) degli impianti in vendita sotto il cappello della Shell.
Per il gruppo petrolifero,presente in Italia dal 1912, la potenziale cessione è in linea con la strategia di concentrarsi sul downstream, ma solo dove il business è competitivo. Evidentemente, non in Italia. Ma nemmeno in altri Paesi - come Regno Unito e Germania - dove Shell ha concluso la vendita delle raffinerie.

La cessione in Italia non ha comunque alcun impatto sui business upstream e gas & power, considerati ancora da Shell una opportunità di crescita.

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