Sofia Fraschini
Sull'Ilva si staglia l'ombra di 5-6mila esuberi e i sindacati alzano le barricate: «È inaccettabile, un prezzo occupazionale così alto non si può pagare». Parte decisamente in salita la vendita del gruppo dell'acciaio italiano, dopo lo scontro andato in scena ieri al ministero dello Sviluppo economico tra il governo - rappresentato dal ministro Carlo Calenda e dal viceministro Teresa Bellanova - i tre commissari dell'azienda, Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba, e i sindacati. Un'altra partita calda - dopo Alitalia e in vista dell'avvicinarsi delle elezioni politiche dalla quale è emerso che entrambe le cordate in corsa per rilevare l'Ilva sacrificheranno molti lavoratori.
La Am Investco Italy, cordata guidata da ArcelorMittal - multinazionale dal dna «misto» indiano-franco-lussemburghese nata su impulso del magnate indiano Lakshmi Mittal - e in cui militano Marcegaglia e Intesa Sanpaolo ha infatti annunciato che su 14.200 dipendenti ne lascerà a casa 4.800 al 2018 e altri 1.000 al 2023, per un totale di 5.800 esuberi. Dall'altra parte, AcciaItalia (costruita dal governo Renzi) e che rappresenta lo Stato italiano tramite Cassa Depositi e Prestiti (27,5%) con Del Vecchio-Delfin (27,5%), Arvedi (10%) e l'indiano Sajjan Jindal (35%) taglierà 6.400 persone al 2018 per poi riportare il personale a 10.300 unità (+2.500 addetti) al 2023: il conto finale è un taglio di 3.900 dipendenti. Stando ai questi numeri, la cordata a maggioranza italiana potrebbe essere il male minore. I sindacati bocciano dunque anche la scelta dei commissari (non ancora confermata dal Mise) che sarebbe già ricaduta su AmInvestco che ha messo sul piatto 1,8 miliardi contro gli 1,2 miliardi di AcciaItalia.
La Cigs - hanno però lasciato filtrare in serata fonti vicine ai commissari straordinari - copre e coprirà la gran parte degli esuberi e potrà essere incrementata in linea con l'accordo sindacale che dovrà essere stipulato quale condizione per l'efficacia della vendita.
«Non è accettabile che ci sia una riduzione dell'occupazione di questa natura - aveva tuonato nel pomeriggio il leader della Fiom, Maurizio Landini - l'incontro è stato deludente, non abbiamo capito i motivi per cui è stata scelta una proposta rispetto all'altra». Landini ha poi contestato la riduzione del costo di lavoro medio, pari a 50mila euro per la proposta indicata dai commissari e 42mila euro dalla joint venture concorrente.
«Non sono proponibili migliaia di esuberi - ha detto il capo della Uil, Rocco Palombella - dei 5.800 tagli previsti da Am Investco Italy la parte più rilevante sarebbe a Taranto. Faremo cambiare il piano». Il ministro ha concluso la riunione aggiornandola a domani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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