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Stop a Microsoft-Activision. Londra impallina le nozze

Per l'Antitrust la fusione da 70 miliardi crea problemi nei giochi sul cloud. I due gruppi pronti al ricorso

Stop a Microsoft-Activision. Londra impallina le nozze

Impallinata. C'è quasi un'ironia della sorte nella decisione di ieri con cui la Competition and markets authority, l'Antitrust inglese, si è messa di traverso per impedire l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft. Un take-over non belligerante, uno dei 30 più importanti nella storia della finanza, che con una cifra vicina ai 70 miliardi di dollari avrebbe permesso alla creatura di Bill Gates di mettere le mani su una delle principali società di videogiochi, notissima a chi ha nel joypad una naturale estensione delle dita grazie alla serie «Call of Duty», lo «sparatutto» per eccellenza.

A sparare per prima, stavolta, è stata però la Cma britannica. Convinta che l'operazione non s'ha da fare per almeno tre motivi: danneggerebbe la concorrenza nel cloud gaming (la «nuvola» che permette le sfide online senza il possesso della copia fisica o digitale del gioco), dove la quota di mercato del gruppo guidato da Satya Nadella è già superiore al 60%; finirebbe per aumentare i prezzi; garantirebbe meno innovazione. Una presa di posizione che ha subito provocato la reazione del colosso di Redmond, deciso a non mollare la presa: «Rimaniamo pienamente impegnati in questa acquisizione e faremo appello - ha dichiarato il presidente Brad Smith - . La decisione della Cma rifiuta un percorso pragmatico per affrontare i problemi di concorrenza e scoraggia l'innovazione tecnologica e gli investimenti nel Regno Unito». Sullo stesso tasto batte anche Activision: «La Cma contraddice le ambizioni del Regno Unito di diventare un Paese attraente per costruire imprese tecnologiche. Abbiamo fiducia nell'accordo con Microsoft e nei suoi benefici in termini di concorrenza e creazione di posti di lavoro, soprattutto in Gran Bretagna. Lavoreremo con Microsoft per capovolgere la decisione», ha detto un portavoce. Irritazione comprensibile, quella del produttore di videogame, anche alla luce della batosta subita ieri in Borsa dai titoli della società, arrivati a perdere fino al 12%, a 76 dollari, una cifra che ha ampliato il divario tra il valore delle azioni e i 95 dollari che Microsoft si è detta disposta a sborsare. Lo stop all'acquisizione ha invece messo le ali a Wall Street al gigante informatico, le cui azioni sono salite del 5% grazie anche all'utile di 2,45 dollari per azione nel suo terzo trimestre fiscale, contro attese per 2,23 dollari, su ricavi di 52,86 miliardi di dollari (+7% rispetto allo stesso periodo del 2022). I ricavi del segmento Intelligent Cloud, che includono quelli di Azure, Enterprise Services, SQL Server e Windows Server, sono stati pari a 22,08 miliardi di dollari, in rialzo del 16%. Numeri che testimoniano quanto la scelta di puntare sul cloud si stia rivelando appagante e come, in futuro prossimo, questo segmento di mercato diventerà sempre più rilevante. Non a caso, all'inizio del mese, Microsoft ha mandato un messaggio chiarissimo: meno impegno nel mercato delle console, dove con l'xBox è da sempre diretta concorrente della Playstation di Sony, e focus soprattutto sul cloud gaming.

Facile capire come la presa di Activision rappresenti uno snodo cruciale e il «no» posto dalla Cma all'operazione una minaccia serissima alle ambizioni dei padri di Windows.

Anche perché il cane da guardia della concorrenza inglese potrebbe aver creato un precedente che rischia di pesare sulle decisioni che dovranno prendere sia l'autorità antitrust dell'Unione europea, sia l'americana Federal Trade Commission, la cui pronuncia definitiva è in arrivo entro la prossima estate.

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