A gennaio Fincantieri aveva conquistato il 66% di Stx France venduto dai sudcoreani. Ora si ritrova col 50%, più un 1% prestato da Parigi con l'elastico. Il compromesso è stato partorito ieri dal vertice fra Paolo Gentiloni e Emmanuel Macron: è passata la proposta dei francesi di dividere il capitale di Stx 50 e 50 ripartito, sul fronte transalpino, tra lo Stato al 34,3%, Naval Group (controllata da Parigi) al 10%, il 3,6% alle imprese locali e il 2% ai rappresentanti dei lavoratori. Tuttavia, se il personale e le imprese locali decidessero di non partecipare, la quota di Naval Group salirebbe al 15,66%.
I ministri Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda hanno sempre dichiarato il 51% di Stx come una linea Maginot invalicabile: Senza la maggioranza non andremo avanti, è stato il mantra del Tesoro e dello Sviluppo. Alla fine l'Eliseo ha così concesso un 1% in prestito a Fincantieri per 12 anni che garantisce il controllo di fatto di un nuovo gigante da quasi 10 miliardi di fatturato annuo. Il prestito però prevede un diritto di ritorno. Ovvero sarà revocato se in questo arco di tempo il gruppo capitanato da Giuseppe Bono non rispetterà i patti. In quel caso, il gruppo italiano potrà rivendere il 50% alla Francia. Nel corso dei 12 anni sono stati previsti specifici check-point per verificare gli impegni: si tratta di finestre di tre mesi dopo due, cinque, otto e 12 anni. Tra gli elementi che verranno presi in considerazione, l'aderenza alle regole di governance, la conservazione della proprietà intellettuale e del know-how e il supporto allo sviluppo dei cantieri, il mantenimento dei posti di lavoro e dei subappalti, l'uguale trattamento all'interno del gruppo. Bisogna però capire chi deciderà, e in base a quali motivazioni concrete, se richiamare l'1% revocando così la maggioranza: i francesi? Un soggetto indipendente che eviti nuove bizze dell'Eliseo o dei sindacati?
Quanto alle poltrone, il cda sarà composto da otto membri: quattro (compresi presidente e ad) saranno nominati da Fincantieri, due dallo Stato francese, uno da Naval Group e uno dai dipendenti. Il presidente avrà in mano il cosiddetto casting vote, ovvero il voto decisivo in caso di parità. Nell'accordo complessivo sarà infine prevista la costituzione di un "gruppo di lavoro" per definire il percorso di un'integrazione anche nel settore militare con proposte da presentare entro giugno 2018.
Si tratterà di un "comitato direttivo di sei membri con due rappresentanti del governo italiano, due del governo francese e gli ad di Fincantieri e Naval Group, Bono e Hervè Guillou. In parallelo saranno analizzate l'opportunità di uno scambio azionario tra il 5 e il 10% tra le due società. L'intesa siglata ieri dovrà inoltre essere formalizzato dall'assemblea di Stx e dal Share Purchase Agreement (accordo di acquisto azioni) che verrà firmato nelle prossime settimane dopo la consultazione del Consiglio dei lavoratori
Dopo quasi nove mesi di trattative e ribaltoni è stato partorito un patto che consente ad entrambe le parti di cantar vittoria politicamente. Al termine del summit Macron lo ha definito un accordo win win. E a coloro che ritengono che sia terribile il fatto che ci sia un operatore non francese, ricordo che prima l' azionista era coreano. Meglio uno coreano che un italiano?".
Anche per Gentiloni si tratta di un accordo ottimo che consente al socio industriale di gestire e alla Francia di avere garanzie sul piano del lavoro e delle tecnologie". Resta da convincere il mercato: in Piazza Affari il titolo Fincantieri ha virato al ribasso con un -2% subito dopo l'annuncio dell'intesa per poi arginare le perdite chiudendo la seduta in calo dello 0,3%.
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