Hanno tenuto duro per 15 anni. Un tempo interminabile, passato in continua altalena tra speranze e delusioni. Ma, alla fine, i 50mila risparmiatori italiani che non avevano abbassato la testa di fronte alla bancarotta dell'Argentina, rifiutandosi di accettare i due tagli del 70% sul valore nominale dei Tango-bond decisi nel 2005 e nel 2010, ce l'hanno fatta: verranno rimborsati, verosimilmente entro il prossimo giugno, con un assegno per un valore totale di 1,35 miliardi di dollari. La cifra sarà versata in contanti e rappresenta il 150% del capitale complessivamente investito, pari a 900 milioni, ovvero circa il 15% del debito in default dovuto da Buenos Aires.A mettere la parola fine a una vicenda che ha più volte rischiato di non risolversi con un happy end, è un accordo bilaterale preliminare raggiunto fra il governo di Buenos Aires e la Tfa, la task force presieduta da Nicola Stock che rappresenta, appunto, gli interessi di coloro che a suo tempo non avevano aderito alla duplice proposta di haircut sul debito. La Tfa si batteva da 10 anni per ottenere un rimborso, e con questo obiettivo aveva avviato un arbitrato contro l'Argentina sotto l'egida dell'International Centre for Settlement of Investment Disputes (Icsid) della Banca Mondiale. Ora l'intesa di massima dovrà passare al vaglio del parlamento argentino (in linea di massima, il prossimo 1° marzo) e, una volta approvata, farà decadere le richieste avanzate dai bondholder italiani che ammontano a circa 2,5 miliardi di dollari. I tempi per la restituzione dei risparmi dovrebbero comunque essere rapidi. «Spero che, dopo il via libera del Congresso argentino e la definizione delle questioni legali si possa ragionevolmente arrivare a un pagamento ai nostri risparmiatori verso maggio/giugno», ha spiegato Stock. Secondo il quale «è importante che (il rimborso, ndr) sia in contanti, perché molti obbligazionisti sono anziani e hanno atteso molti anni». Inoltre, Baires di solito evita di risolvere i contenziosi con cash, preferendo invece l'opzione del rimborso attraverso titoli. A contribuire allo sblocco della vicenda, anche i 5 miliardi di dollari affluiti nei caveau della banca centrale in seguito all'accordo con alcune istituti internazionali e, forse, l'arrivo alla Casa Rosada di un presidente come Mauricio Macri, nelle cui vene scorre sangue italiano. Più probabilmente, il passo compiuto dall'Argentina ha lo scopo preciso di riacquistare credibilità internazionale in un momento delicato per l'economia del Paese, alle prese con un'inflazione galoppante e una crescita in frenata.La Tfa dovrà intanto chiarire alcune questioni in Italia.
L'intesa preliminare, afferma Stock, «non è un'offerta di scambio, ma un settlement (accordo), e per questo ora devo incontrare sia la Consob che il ministro dell'Economia Padoan per definire gli aspetti normativi e fiscali». RPar- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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