È durato cinque ore l'ultimo cda dell'ad di Tim, Flavio Cattaneo, sui conti semestrali. Le deleghe del capo azienda passano ora al presidente esecutivo Arnaud de Puyfontaine che è anche l'ad di Vivendi primo azionista della società con il 23,9%. «Il cda - recita un comunicato - ha preso atto dell'inizio dell'attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi e ha temporaneamente conferito le deleghe dell'ad al presidente esecutivo De Puyfontaine, che con il supporto del management, guiderà il gruppo». Mentre quelle relative alla sicurezza e a Sparkle, che devono essere assegnate a un manager italiano, passano ad interim al vice presidente, Giuseppe Recchi.
Ora parte l'iter per la ricerca di un nuovo manager. I consiglieri dei fondi, espressi da Assogestioni, avevano minacciato le dimissioni in blocco se l'iter procedurale non fosse stato rispettato. Il mandato per trovare un nuovo ad (italiano) è stato affidato a Egon Zehnder. L'ipotesi però sarebbe quella di spacchettare le deleghe per permettere al manager israeliano Amos Genish, che ha un patto di non concorrenza valido per il Brasile e che non potrebbe avere le deleghe di Sparkle e sulla sicurezza, di diventare Coo, direttore operativo. Questa nomina potrebbe essere fatta già la prossima settimana ma certo per la governance definitiva della società ci vorrà più tempo.
Non c'è dubbio comunque che Vivendi stia spingendo sui contenuti. Tanto che la società offre ai suoi abbonati a banda ultralarga anche la smart tv. E presto dovrebbe essere lanciato un canale pay fatto da Tim, come socio di maggioranza, e da Vivendi che forse spera forse di coinvolgere anche la pay tv di Mediaset Premium per sedare la lite in tribunale con il gruppo di Cologno Monzese. Quanto ai risultati, Telecom ha archiviato il primo semestre con ricavi pari a 9,8 miliardi di euro (in crescita del 7,4% rispetto ai primi sei mesi del 2016) e un ebitda di 4,1 miliardi (+10,4% rispetto al primo semestre 2016) con un'incidenza sui ricavi a 42,1% (41% nel primo semestre 2016). L'utile nei sei mesi è stato di 596 milioni, contro il miliardo dello stesso periodo 2016, e sconta oneri per oltre 170 milioni. La società ha spiegato comunque che senza quegli oneri e l'impatto del convertendo, «l'utile crescerebbe di oltre 100 milioni». Risultati buoni per Cattaneo dunque che l'ex ad, in carica fino al 31 luglio, ha rivendicato. «Lascio un'azienda migliore di come l'ho trovata - ha detto - con un management più forte». Il manager ha migliorato il margine lordo di 1,3 miliardi e ha ridotto il debito nei 12 mesi di 2,4 miliardi. I clienti sono cresciuti, soprattutto quelli della telefonia mobile anche grazie a una serie di offerte molto aggressive ma con Arpu, ricavo medio per cliente, in crescita a 12,5 euro a utente. Insomma, tutto bene. Tanto che molti si chiedono perchè l'ad sia stato licenziato.
Ma forse il disegno di Vivendi
comprende anche altro come la vendita di Tim Brasil e la creazione di una joint venture tra Vivendi e Tim, pagata da quest'ultima, per la creazione di contenuti. Tutte cose che potrebbero aver trovato l'opposizione di Cattaneo.
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