A Tesoro e Fs il controllo di Alitalia

Il governo decide una ri-nazionalizzazione che ai contribuenti costerà tre miliardi

A Tesoro e Fs il controllo di Alitalia

Roma È una ri-nazionalizzazione di Alitalia che costerà ai contribuenti circa 3 miliardi di euro. In particolare, 900 milioni per l'estinzione del vecchio prestito ponte in scadenza a giugno e almeno 2 miliardi per avviare la nuova good company a maggioranza pubblica nella quale dovrebbero entrare i partner industriali privati (Delta Airlines per il lungo raggio e easyJet per il corto). L'esito scontato della procedura avviata dal governo è sostanzialmente questo e ieri è stato chiarito nel corso di un incontro tra il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e i sindacati.

Secondo quanto emerso, il ministero dell'Economia e le sue partecipate, Ferrovie dello Stato in primis, saliranno sopra la soglia del 50% del capitale. Tra gli azionisti è molto probabile che ci sia Poste Italiane, ma non figurerà nella compagine Cassa Depositi e Prestiti che potrebbe, invece, ricoprire il ruolo di finanziatore dell'acquisto o del leasing di nuovi aerei. Il Tesoro potrebbe invece diventare socio diretto tramite la conversione del prestito ponte in scadenza il 30 giugno prossimo. L'ulteriore finanza è stata assicurata tramite il decreto semplificazione tramite l'utilizzo di 900 milioni presenti sul conto della Cassa servizi energetici (che raccoglie la componente «ambientale» delle tariffe energetiche). Ma è chiaro che una simile soluzione, per giunta con lo Stato azionista di maggioranza che rimborsa fittiziamente il finanziamento, sarebbe oggetto degli strali della Commissione Ue che ha già aperto un'indagine.

Di Maio nell'incontro con i sindacati di ieri non è parso minimamente preoccupato promettendo entro il 31 marzo prossimo è un piano lungimirante e ambizioso. «Non ci sarà un'Alitalia più piccola», ha affermato sottolineando che «quando parliamo di operazione di mercato parliamo di partner privati: la presenza del Mef e di Fs garantisce la salvaguardia dei livelli occupazionali e evita licenziamenti, questo per garantire una strategia e non svenderla». Insomma, l'impegno statale è finalizzato al mantenimento degli attuali livelli occupazionali (14mila lavoratori indotto incluso). Lufthansa, che non ha mai concretamente finalizzato l'interesse, subordinava l'ingresso nel capitale alla definizione di 3mila esuberi. I sindacati ieri hanno riferito una battuta di Di Maio all'indirizzo di Air France-Klm la cui stratega era simile a quella tedesca. «Non credo che vi siate messi a piangere quando è emerso che non era più della partita. Cosa che non dipende dalle relazioni con la Francia...», ha chiosato.

Le preoccupazioni dei rappresentanti dei lavoratori, tuttavia, sono rimaste intatte. Anche questo nuovo piano non sembra prefigurare un grande futuro. Fit-Cisl ha lamentato il mancato ingresso nella flotta dei 5 nuovi aeromobili promessi dai commissari straordinari dei quali due a lungo raggio.

La Uiltrasporti, invece, ha rilevato il rischio di incapienza del Fondo di solidarietà del trasporto aereo che non è stato reso strutturale. In realtà il decreto sul reddito di cittadinanza contiene una nuova iniezione di risorse. In vista della prossima crisi.

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