Altro che tregua. Quella per il controllo di Tim, di nuovo messo in discussione nell'assemblea del 29 marzo, è una battaglia senza esclusioni di colpi. E intanto in Borsa Tim avanza: ieri il titolo ha chiuso a 0,53 euro in rialzo dell'1,6 per cento.
Ieri sera infatti il cda di Tim, dopo una riunione tesa, ha risposto alle accuse di Vivendi (azionista al 23,9%), oltre che alle osservazioni del collegio sindacale. Quest'ultimo infatti, in una relazione aveva parlato di asimmetrie informative riscontrabili nell'operato del presidente Fulvio Conti. E, in effetti, sul mercato c'era chi ipotizzava un cambio in corsa con Alessandro Falciai, ex presidente di Mps, come parte di un accordo tra il fondo Elliott (azionista al 9,5% del capitale di Tim) e Vivendi, detronizzata lo scorso maggio dal timone di comando grazie a un'alleanza tra gli americani e la Cassa Depositi e Prestiti (all'8,7% del capitale). «Magari!», ha commentato l'ex ad di Tim Amos Genish riferendosi a Conti, ma nulla è avvenuto.
Al contrario il board ha rivendicato la collegialità nelle proprie decisioni e ha riaffermato «piena fiducia nell'operato del presidente», riconoscendo come l'attività di Conti «sia stata conforme ai suoi doveri» e «di non condividere quindi le valutazioni critiche espresse dal collegio sindacale in merito a presunte asimmetrie informative o vizi procedurali».
Non solo. L'esecutivo si è difeso dall'accusa di «golpe» formulata da Vivendi e dal suo ad Arnauld de Puyfontaine, consigliere di Tim, per contestare la modalità della revoca dell'incarico, a novembre, dello stesso Genish. «Il piano proposto da Genish non produceva i risultati attesi, tanto da rendere necessaria una significativa svalutazione» seguita, a gennaio, da un profit warning, occorreva quindi «un sostanziale ripensamento del piano che non era possibile affidare a chi aveva mancato di raggiungere in modo così significativo gli obiettivi». Una situazione che, a giudizio del cda, aveva il carattere di urgenza.
L'esecutivo ha rivendicato la scelta di Luigi Gubitosi come ad, avvenuta «in corsa e in circostante traumatiche», ma in ogni caso «nel pieno rispetto delle regole», una decisione che «ha rappresentato e rappresenta la migliore soluzione possibile per la società e per tutti i suoi azionisti anche tenuto conto della necessità di minimizzare i rischi derivanti dal protrarsi di periodi di incertezza».
Con l'attuale gestione si è schierato ieri anche Glass Lewis, proxy advisor che, come già Frontis ed Iss, voterà contro la proposta di Vivendi di
sostituire 5 consiglieri in quota Elliott (compreso Conti). Glass Lewis ritiene che il miglior modo di agire sia «che gli investitori segnalino chiaramente che un'espansione dell'influenza di Vivendi nel cda non sia gradita».
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