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«Troppi soldi fermi in banca: così i risparmi perdono valore»

«Gli italiani hanno 1.500 miliardi in depositi che non rendono nulla. Meglio investirli, decidendo con quali tempi e obiettivi»

Marcello Zacché

Alessandro Foti ha fondato e guida Fineco Bank dal '99. Oggi nel gruppo Unicredit, pioniere dell'internet banking, del trading on line e player riconosciuto nel mondo della consulenza: ai tanti risparmiatori italiani preoccupati dalla volatilità dei mercati, che consigli generali può dare?

«Di agire indipendentemente dall'andamento dei mercati. E di riflettere sull'allocazione degli investimenti, avendo ben chiari i propri obiettivi e l'importanza di diversificare. Sul primo punto va tenuto presente che i prezzi presentano sempre andamenti ciclici, ma non dimentichiamo che nel lungo periodo l'economia globale cresce, favorendo così chi ha saputo diversificare».

E sull'allocazione dei risparmi? È inefficiente?

«In Italia ci sono tra 1.400 e 1.500 miliardi di euro parcheggiati sui conti bancari, remunerati poco o niente. Inoltre, si tende a sottovalutare che l'inflazione ha un impatto non trascurabile sui risparmi lasciati sui conti, svalutandoli assai. Quando invece un indice mondiale come il Morgan Stanley World Index, negli ultimi 20 anni, pur con sconvolgimenti di ogni tipo come l'attacco alle Torri Gemelle o la crisi finanziaria, è cresciuto di più del 400 per cento».

Significa che gli italiani devono investire di più in azioni quotate in Borsa?

«No, voglio dire che da un lato serve maggiore consapevolezza su rischi e rendimenti del mercato, senza farsi vincere dalla paura o dall'emotività; dall'altro bisogna avere chiari gli obiettivi di vita e l'orizzonte temporale».

Ma poi? Serve per forza un consulente finanziario?»

«Data la complessità della materia il consulente è la scelta più indicata, così come ci affidiamo a un professionista o a un intermediario per tanti altri prodotti o servizi: dall'immobiliare alla salute; dall'acquisto dell'auto a quello di un viaggio».

Arriviamo al risparmio gestito. Cosa sta accadendo in questo settore? I costi per i risparmiatori non sono troppo alti?

«Intanto vorrei dire che il tema non è il costo più basso, ma il miglior rapporto qualità prezzo. Dopodiché va detto che è in atto un trend molto chiaro verso una riduzione strutturale dei margini: l'industria del risparmio gestito deve prepararsi a margini unitari più bassi. Di fronte alla quale esistono due approcci. Il primo è negare che stia succedendo questo. Il secondo, che è quello di Fineco, è affrontare la sfida con il miglioramento della qualità dei servizi, crescita dell'efficienza operativa, aumento della produttività e più tecnologia».

Ma per il cliente? L'impressione è che tutti i tipi di costi bancari siano in continuo aumento.

«Difficile generalizzare. Di certo in un contesto complesso come quello che stiamo vivendo, i costi o li trasferisci sui clienti, o riesci a migliorare la struttura e ad assorbirli. Noi siamo su questa seconda strada: il nostro cliente soddisfa tutte le operazioni finanziarie possibili a un costo concorrenziale. Poi sarà sempre possibile trovare qualche servizio più economico altrove, ma in generale bisogna guardare al livello di servizio offerto».

Quali sono le prossime sfide di Fineco, per i suoi primi venti anni di vita?

«La sfida è aumentare la redditività della banca pur con la compressione dei margini. E ci saranno novità».

Ne dica almeno una.

«Estenderemo il concetto di piattaforma aperta anche per gestioni di più alto livello.

Stiamo selezionando operatori di nicchia che hanno dato ritorni sistematicamente più alti del mercato, con strategie dedicate ai clienti con patrimoni dai 250.000 euro in su. E da inizio 2019, con la società irlandese Fineco Asset Management, partirà la nuova offerta di fondi passivi».

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