Il processo di riorganizzazione della rete commerciale con chiusura di filiali e riduzione degli organici non riguarda solo i tre big del settore bancario italiano. Ieri, in tarda serata, anche Ubi Banca ha fatto sapere di essersi accodata al treno della razionalizzazione guidato da Intesa, Unicredit e Monte Paschi.
La revisione della struttura organizzativa, si legge in una nota, porterà risparmi per circa 115 milioni di euro a partire dal 2014 (una cifra superiore ai 100 milioni a regime del piano Mps). Ma già dal 2013 si contano di ottenere «almeno 70 milioni». Il progetto prevede anche la chiusura o vendita di 44 sportelli e la trasformazione di 78 sportelli in minisportelli. La riduzione degli organici «è stimabile in circa 1.500 unità full-time equivalents (cioè a tempo pieno, il numero perciò potrebbe essere superiore considerando i part-time e gli atipici; ndr)». Prevista la riduzione di almeno il 20% dei costi complessivi della governance tagliando sia il numero che gli stipendi dei componenti degli organi societari. Da quanto comunicato, non c'è nessuna novità sul «bancone», ovvero sull'accorpamento delle banche locali. Eventualità per altro sempre negata dall'ad Victor Massiah.
La riduzione degli organici sarà ottenuta per mezzo degli strumenti previsti dal contratto e dalla legge. Prioritariamente, si pensa all'utilizzo dei fondi di solidarietà per il prepensionamento e da una «maggiore flessibilità in tema di orario di lavoro». Variabili e relativi costi una tantum saranno definiti al termine del confronto con i sindacati che Ubi auspica possano concludersi entro ottobre.
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