Vacanze in autunno? "Alitalia no grazie"

I tour operator sconsigliano prenotazioni dopo l'estate. Perché rischiano in proprio

Vacanze in autunno? "Alitalia no grazie"

«Prenotare in autunno un tour con Alitalia? Facciamo che lei mi dice dove vuole andare, e al vettore pensiamo noi». La ragazza dietro al bancone di un'agenzia di viaggi di Roma è sorpresa dalla richiesta, ma ci mette un secondo a suggerire l'alternativa concedendo un sorriso stiracchiato. E spiegando bene il clima di diffidenza che circonda la nostra compagnia di bandiera, nuovamente in crisi e in amministrazione straordinaria. Una situazione che interessa, ovviamente, anche i passeggeri e i professionisti del turismo, agenzie di viaggio e tour operator, che adesso devono fare i conti anche con l'incognita Alitalia. Per quanto si potrà contare sull'operatività dei voli? E chi ha già un biglietto in tasca, quanto può stare tranquillo?

Come detto, diverse agenzie per le vie brevi sconsigliano di prenotare con Alitalia già da qui alla fine dell'estate. Sull'autunno, insomma, non si scommette. Anche perché se la compagnia dovesse chiudere i battenti, il biglietto già acquistato diventerebbe in pratica carta straccia. Un problema per i passeggeri, uno ancora più grande per i professionisti delle vacanze, agenzie e tour operator, perché in caso di fallimento di Alitalia toccherebbe a loro riproteggere i propri clienti, sborsando di tasca propria i soldi necessari a comprare nuovi posti per tutti. «Ci fidiamo con scadenza a settembre», spiega sospirando l'amministratore di un tour operator del nord. «Già per ottobre-novembre stiamo evitando di prenotare con Alitalia, privilegiando altri vettori, anche se questo potrebbe creare problemi su tratte, come la Milano-Catania, dove la compagnia di bandiera opera in maniera quasi esclusiva. Però la linea è quella: tutto ok fino a fine estate, quando i voli dovrebbero essere garantiti, poi basta. Certo non ci farei volare un gruppo a fine ottobre».

Il paradosso è che Alitalia ora più che mai avrebbe bisogno di far cassa per arginare la crisi, e ora più che mai è vista con diffidenza dai professionisti del settore. «Non posso mica scommettere sulla loro sopravvivenza, metterei a rischio la nostra», prosegue il manager del tour operator, che sulle prospettive non è ottimista: «Secondo me dall'autunno in avanti pagheranno pesantemente la ovvia mancanza di fiducia del mercato, stavolta - affonda - potrebbero fallire davvero». Ma anche lo scenario più nero, visto da un addetto ai lavori, non sembra così drammatico. «Alitalia paga decenni di politiche commerciali pessime e follie da azienda statale, con soldi sperperati tra hotel a 5 stelle, stipendi d'oro, ricche diarie e mentalità distorta di molti dipendenti che si credevano intoccabili.

Però, come insegnano fallimenti come quelli di Sabena e Swissair, non è detto che se una compagnia di bandiera chiude i battenti sia la fine del mondo. E' più dannosa, e costa certamente di più, questa litania delle crisi e dei salvataggi che ha segnato gli ultimi anni di Alitalia». Settant'anni di storia tra le nuvole che adesso rischiano di evaporare.

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