Veneto Banca, una chance per rimanere autonoma

Il piano industriale in cda. In caso di nozze si punta su Bper, Vicenza o Banco Popolare. Ma c'è il nodo della valutazione

Dopo quasi 800 milioni di perdite accumulate negli ultimi tre bilanci, complice la pulizia imposta dalla Bce, Veneto Banca appende al piano industriale 2015-2017 le residue speranze di restare autonoma o perlomeno di trattare con più energia un'aggregazione che Bankitalia «caldeggia» da molto tempo. E di certo l'inchiesta per aggiotaggio e ostacolo all'attività di Vigilanza che ha coinvolto il direttore generale Vincenzo Consoli, insieme al vecchio board, non giova all'immagine della mutua trevigiana, malgrado il ruolo da «garante» che va assumendo il presidente Francesco Favotto.

Il piano industriale è arrivato ieri sul tavolo del cda, in vista dell'approvazione attesa a fine marzo. Montebelluna non è però nuova a tergiversare. Basti dire che l'ultimo piano approvato riguarda il 2010-2013 e prevedeva l'apertura di 118 sportelli, con 300 assunzioni. Una strategia che sembra ora preistoria. Le potenziali candidate a una fusione industriale con Veneto Banca sono Popolare Vicenza, Banco Popolare o Popolare Emilia Romagna, tutte bisognose, come le altre cooperative, di guadagnare massa critica dopo la trasformazione in Spa imposta da Matteo Renzi.

Sebbene il boccone possa interessare sia al Banco sia a Bper, i problemi sono molti. A partire dall'autovalutazione che la non quotata Veneto Banca fa di se stessa: 39,50 euro ad azione il prezzo fissato dall'ultima assemblea. Un valore che corrisponde a 1,2-1,3 volte il patrimonio netto, contro un parametro dello 0,7-0,8 che Piazza Affari riconosce oggi alle concorenti in termini di capitalizzazione. In sostanza il Banco Popolare o Bper per comperare Veneto Banca, senza distruggere valore, hanno bisogno di un concambio a forte sconto. Un boccone amaro per gli 80mila soci di Veneto Banca che già hanno difficoltà a rivendere i propri titoli. Non per nulla i dipendenti-soci stanno pensando a un comitato di difesa.

Meno difficoltà ci sarebbero con Popolare Vicenza, anch'essa non quotata, che Montebelluna ha però già lasciato alla porta una volta. Storce poi il naso la politica locale con la Lega, perché una aggregazione significa più di mille esuberi, sopratutto nel back office. Il board di Veneto Banca ha comunque detto che l'andamento della gestione «prosegue nel percorso di miglioramento della redditività operativa rispetto al 2014».

Vedremo se sarà sufficiente o se saranno necessarie altre svalutazioni, con il rischio che anche quest'anno chiuda in rosso. Arriva, intanto, l'ok di Bankitalia a cedere per 33 milioni a Capital Shuttle la controllata Ipibi (55%), attiva nella gestione del risparmio.

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