Come sarà il bancario del futuro? Il sistema finanziario di mezzo mondo sta vivendo una delle più grandi rivoluzioni della storia. La crisi scoppiata nel 2007 negli Usa si è estesa a macchia d'olio nel Globo e ha minato le fondamenta delle banche europee e soprattutto di quelle italiane. Quella crisi, a distanza di anni, continua a far sentire i propri effetti. Anzi sembra di essere arrivati alla resa dei conti.
Quando mai in passato si era vista tanta attenzione da parte della cronaca alle problematiche degli istituti di credito? Mai prima, eppure oggi sembra essere all'ordine del giorno. Così, mentre tutti si chiedono quante e quali delle attuali banche sopravviveranno alla crisi e poi all'arrivo dirompente della tecnologica, dei tassi negativi e alle stringenti normative dell'Unione Bancaria Europea; mentre tutti s'interrogano sul ruolo che avranno le banche domani, chi si preoccupa del futuro di chi all'interno di quegli istituti lavora? Pochi, forse nessuno. Perché? Per il fatto che il bancario, nell'accezione del termine che conoscevamo fino a qualche tempo fa, oggi rappresenta un peso, non un'opportunità per il sistema. A quale banca servirà un funzionario che stampa distinte di versamenti, cambia assegni o emette circolari? A nessuna. Allora chi lavora in banca è bene che ne prenda atto. Lo ha fatto la Fabi di Sileoni lanciando l'allarme sull'ecatombe di posti di lavoro che colpirà il settore. Basterà? Eppure la strada sembra segnata. Nel nostro Paese ci sono oltre 4mila miliardi di risparmi che attendo di essere gestiti. C'è bisogno di professionisti che sappiano parlare di mercati, di previdenza, di protezione, di fisco, di gestione, di mutui, di credito.
È la sfida del futuro. Ed il futuro è oggi.
Le banche stanno cambiando pelle: devono farlo in fretta anche gli operatori del settore, il rischio, altrimenti è l'estinzione. Di questo si parlerà nel corso della trasmissione Mercati che Fare in onda domenica alle 14.30 su TgCom24.leopoldo.gasbarro@me.com
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