Vicenza, Zonin lascia l'ultimo feudo

L'ex presidente si dimette dalla Fondazione Roi ma si augura «continuità»

Se si scorre il verbale dell'assemblea della Popolare di Vicenza che lo scorso 26 marzo aveva respinto l'azione di responsabilità verso la vecchia gestione dell'istituto berico, tra i nomi di chi aveva impedito, o quantomeno rinviato, il redde rationem con gli ex vertici era spuntato anche quello della Fondazione Roi. Una onlus privata, quella creata dal marchese Giuseppe Roi (deceduto nel 2009) , rovinata dall'investimento nella popolare veneta e guidata proprio da Gianni Zonin. Fino a ieri. Perchè l'ex dominus della Vicenza si è dimesso dalla presidenza dell'ente, di cui la banca esprime tre consiglieri d'amministrazione, dopo avere approvato il bilancio. La decisione è stata comunicata per lettera al nuovo numero uno della Popolare, Gianni Mion, e anche al vicepresidente della Fondazione, Marino Breganze: «Mi auguro che tu abbia la possibilità di continuare anche nel prossimo futuro a portare avanti con l'impegno e la serietà di sempre l'operatività dell'ente», si legge in un brano della missiva di Zonin pubblicato ieri dal Giornale di Vicenza. Parole che, viene aggiunto dal quotidiano, «suonano quasi come un timbro di continuità, con buona pace di chi pensava di metterci le mani sopra».

Nel frattempo, altre novità arrivano dal fronte di Veneto Banca: le vendite di azioni dell'istituto di Montebelluna, almeno quelle avvenute tra l'ottobre del 2006 e il dicembre del 2008, non furono una truffa.

Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari di Padova al termine di un'inchiesta, finora rimasta segreta, scaturita dalla denuncia di un anziano cliente, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex ad Vincenzo Consoli. Resta da capire se questa sentenza avrà conseguenze sulle chances di rivalsa di altri soci che hanno visto andare in fumo i loro risparmi, con il crollo del valore dei titoli passato da 40 euro a 10 centesimi.

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