La Vigilanza Ue tira dritto sui crediti

La Nouy avanti sull'addendum malgrado il no di Tajani

La Vigilanza Ue tira dritto sui crediti

La trasferta romana di Daniele Nouy del 17 gennaio ha lasciato i banchieri italiani con l'amaro in bocca. All'incontro non sono state incassate grosse concessioni dal capo della Vigilanza della Bce. Che entro marzo presenterà il cosiddetto «addendum» con le nuove regole sullo smaltimento dei crediti deteriorati. Il pressing dell'Italia, e soprattutto la bocciatura della formulazione iniziale da parte dei legali dell'Europarlamento e del Consiglio Ue, avevano costretto la Nouy a rinviare di alcuni mesi la stretta annunciata per inizio gennaio. Nei contenuti, però, la linea di Francoforte non sembra essere cambiata. Tanto che qualcuno a Bruxelles teme un nuovo scontro fra madame Nouy e Antonio Tajani, presidente del parlamento europeo.

A Strasburgo nessuno si sbilancia sulle prossime mosse della Vigilanza però un punto è chiaro: se il documento redatto da Nouy sarà erga omnes, ovvero fisserà regole generali legalmente vincolanti applicabili a tutte le banche, travalicherà le competenze della Bce diventando quindi illegittimo, perché «non sta ai tecnocrati fare le leggi, al contrario, a loro spetta applicare le decisioni del potere legislativo», ha detto Tajani a fine novembre senza mettere in dubbio la necessità ridurre le sofferenze. Il problema è che anche dall'incontro a Roma del 17 la Nouy non avrebbe detto chiaramente quali saranno le modifiche apportate. Il Parlamento Ue vigilerà, anche per verificare che la stretta non esca dalla porta per rientrare dalla finestra per esempio alzando l'asticella degli Srep, il processo di revisione e valutazione prudenziale che la Vigilanza svolge periodicamente per misurare i rischi dei singoli istituti e poi richiedere i requisiti patrimoniali minimi.

«La supervisione fa il lavoro del poliziotto cattivo mentre l'Italia, ma non è l'unica, gode dei benefici delle politiche monetarie fatte dal poliziotto buono Mario Draghi», commenta una fonte. Ricordando che il mandato del numero uno della Bce terminerà a fine 2019. Sullo sfondo si agitano altre scadenze, come quella della stessa Nouy a fine 2018 senza dimenticare che questo è l'ultimo anno di legislatura per la Commissione e per il Parlamento europei.

Oggi il livello delle sofferenze bancarie dell'eurozona sarà al centro della seconda giornata dei lavori dell'Ecofin. Il 2018 a Bruxelles è stato già battezzato l'anno dei risultati, ovvero quello dove si dovranno chiudere i dossier già sul tavolo piuttosto che aprirne di nuovi. Il problema è che lo schema comune di assicurazione sui depositi è sul tavolo da anni, bloccato finora dalla resistenza della Germania.

I metodi della Nouy non piacciono ai francesi. A dicembre l'ad del Credit Agricole, Philippe Brassac, ha appoggiato la linea del Parlamento Ue «per il semplice motivo che siamo in democrazia» ed è «molto sano che i decisori politici dicano se una regola va bene».

I tedeschi, dal canto loro, non vogliono completare l'ultimo pilastro

dell'Unione bancaria - l'assicurazione comune sui depositi (Edis) - prima di aver visto una sufficiente riduzione dei rischi, ovvero un piano per ridurre i crediti deteriorati. Chi peserà di più sulla bilancia dell'addendum?

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