Vivendi resta in Telecom «Siamo azionisti stabili»

Il gruppo: «È un investimento chiave». E Bolloré prepara il ricorso al Tar contro il verdetto Agcom

Maddalena Camera

Vivendi intende rimanere azionista di lungo periodo di Telecom Italia, mentre si prepara a fare ricorso al Tar contro il provvedimento dell'AgCom che le ha imposto di ridurre la sua quota nell'ex-monopolista, di cui è primo socio con il 25%, o quella in Mediaset frutto della scalata ostile avviata dopo aver disatteso il contratto vincolante su Premium.

Vivendi nel ricorso ribadirà la sua tesi che parte dal presupposto di non avere influenza dominante su Mediaset, di cui ha circa il 30% dei diritti di voto, ma nessun rappresentante in cda, che è invece nominato dal socio forte (con il 40%) Fininvest. Per questo i francesi vogliono impugnare la delibera dell'Authority che impone loro di ridurre la presa sua una delle due società. Ieri Vivendi ha quindi ribadito, in una nota, la volontà di essere socio di lungo periodo di Telecom e l'interesse per la convergenza tra produzione di contenuti (che è la specialità dei francesi) e loro distribuzione, affidata alle reti a banda ultralarga di Telecom. «Vogliamo collaborare - ha spiegato l'ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine e futuro presidente Telecom- con il management della società di tlc, ma anche con il governo e gli enti regolatori per contribuire al successo e allo sviluppo di un grande gruppo italiano».

Resta aperta la questione dell'influenza dominante su Telecom. Vivendi ha già notificato alla Commissione europea la possibilità di avere il controllo del gruppo telefonico dopo l'assemblea del 4 maggio.

I francesi, però, non sono sicuri di vedere approvata con la maggioranza dei voti la loro lista a dieci nomi: 5 di Vivendi e altri 5 indipendenti. Per questo la società transalpina ha dato mandato a Sodali per una raccolta di deleghe tra i soci. Cosa che ha fatto anche Asati, l'associazione dei piccoli azionisti che però vuole votare contro Vivendi. I francesi hanno contro i proxy advisor, che hanno suggerito ai fondi di votare per la lista di Assogestioni: i proxy criticano infatti la politica di remunerazione dell'ad Flavio Cattaneo e del resto del top management.

Certo sarà difficile che Vivendi non veda promossa la sua lista anche se, secondo l'interpretazione data dai legali dei francesi, il controllo su Telecom sarebbe di fatto ma non di diritto in quanto, da anni, la riunione degli azionisti Telecom raccoglie più del 50% del capitale. I francesi hanno «solo» il 23,9%, quindi non hanno la maggioranza dei voti.

L'influenza però è evidente: nell'ultima assemblea Telecom, Vivendi è riuscita a far passare la nomina di quattro suoi consiglieri, nonostante il parere contrario dei proxy. Per Vivendi resta aperta anche la guerra con il gruppo Fininvest-Mediaset che, dopo la vittoria segnata all'Agcom, guarda alla causa giudiziaria già avviata per vedersi ristorare i danni subiti.

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