Vw litiga con i fornitori e mette 28mila in «cassa»

Volkswagen ferma la produzione della Golf in sei impianti. Rischio buco di 100 milioni a settimana

Rodolfo Parietti

Non è sempre vero che tra i due litiganti il terzo gode. Chiedetelo ai lavoratori della Volkswagen, presi in mezzo alla disputa tra il gruppo automobilistico e due suoi fornitori, Car Trim ed Es Automobilguss, che dall'inizio di agosto non hanno più fatto arrivare alle catene di montaggio del gruppo di Wolfsburg nè i rivestimenti dei sedili, nè e i pezzi in ghisa con cui si assemblano le scatole del cambio. Una carenza di rifornimenti che ha causato il fermo delle linee da cui escono Golf e Passat e una serrata degli impianti di Emden, Zwickau, Kassel, Salzgitter, Brunswick, oltre che dello stabilimento della sede centrale già disposto domenica scorsa. Decisioni che per circa 28mila addetti di VW significano una sola cosa: meno ore di lavoro e buste paga più magre. Fino alla fine del mese, ha annunciato l'azienda, sono previste «misure di flessibilità dei tempi di lavoro fino alla cassa integrazione».

Ma il braccio di ferro rischia di costare caro anche alla stessa Volkswagen in un momento di forte sofferenza in seguito ai guai provocati dal dieselgate. Dopo i 14,7 miliardi di dollari con cui ha chiuso con le autorità Usa lo scandalo delle emissioni taroccate, il gruppo guidato da Matthias Müller potrebbe sopportare, in base alle stime di Ubs, una perdita di 100 milioni di euro per ogni settimana di stop della produzione, mentre per Commerzbank il taglio dei profitti si aggirerebbe sui 70 milioni. E le ostilità con le due aziende controllate dalla holding Prevent potrebbero andare per le lunghe. Car Trim ed Es Automobilguss accusano VW di aver cancellato senza spiegazioni i contratti, avrebbero chiesto un risarcimento di 58 milioni e non hanno accettato di riprendere le forniture malgrado un ordine del Tribunale di Brunswick, che tornerà a fine mese a pronunciarsi sul caso. La querelle sarebbe stata innescata da questioni legate ai pagamenti e dalle forti pressioni sui fornitori da parte del gruppo dell'auto per accettare un taglio dei prezzi. È probabile, del resto, che i forti accantonamenti imposti dal dieselgate e il profondo rosso del bilancio 2015 (1,6 miliardi) abbiano imposto a VW di contenere il più possibile le spese. Una politica al risparmio confermata, lo scorso giugno, dal responsabile degli acquisti, Francisco Javier Garcia Sanz, proprio ai fornitori del gigante di Wolfsburg. Il problema, però, è che il metodo del just in time, attraverso la quale si limitano i costi mantenendo le giacenze di magazzino al minimo per soddisfare le esigenze più immediate, si è rivelata un boomerang non appena sono cessati i rifornimenti.

Il contenzioso, inoltre, non riguarda solo Volkswagen.

Le società del gruppo Prevent hanno aperto una disputa legale anche con Daimler dopo che la casa automobilistica ha disdettato un contratto di fornitura per diverse decine di milioni nel 2013. Un portavoce Daimler ha confermato, precisando che al momento deve ancora essere decisa la sede giudiziaria competente.

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