Economia

Edf vuole assorbire la «filiale» Edison

Les Echos, primo quotidiano economico francese, ha dedicato lunedì un ampio servizio a quello che Henry Proglio, numero uno del colosso energetico Edf, ha in mente di fare per razionalizzare il suo gruppo bisognoso anche lui - la crisi è égalité - di tagliare costi, di risparmiare ovunque sia possibile. Proglio, dice il giornale, dopo la lunga e costosa campagna acquisti all’estero ora «vuole passare alla fase successiva, cioè integrare le filiali in Gran Bretagna (British energy), in Germania (Enbw) e in Italia (Edison). La rinegoziazione dei patti con gli azionisti in Germania e in Italia dovrebbe aiutare». Per realizzare questo progetto di ristrutturazione internazionale, dice ancora Les Echos, Proglio ha deciso di creare un apposito comitato.
L’aspetto davvero interessante di questa dichiarazione sta in due parole: filiali e integrare. La Edison è una società storica del capitalismo italiano ora controllata al 62 per cento da Transalpina energia. Questa fa capo, pariteticamente, a Edf e alla Delmi, una scatola la cui maggioranza è in mano ad A2A, nata dalla fusione della municipalizzate elettriche milanese e bresciana. Edf, in più, ha anche un 19 per cento diretto in Edison. Questo cervellotico e condominiale meccanismo di governance è stato escogitato per garantire (con un patto di sindacato) l’italianità del secondo produttore nazionale di energia alle spalle di Enel. Però scadrà nel settembre 2011 e allora tutti gli azionisti saranno liberi di comportarsi come meglio credono, di disporre pienamente delle loro azioni. I francesi, verosimilmente, inviteranno i partner a fare due conti: il 50 per cento di Transalpina, più il 19 per cento di controllo diretto, fa 50 per cento di Edison. Dunque la società di Foro Bonaparte è di Edf, che a pieno titolo la definisce «una filiale».
E come tale la può integrare. Proglio, da quando è salito sulla tolda di Edf, non fa che ripetere un concetto: «L’energia è un business globale ed è necessario per ogni gruppo che vi opera mettere a fattore comune tutte le competenze, in qualunque paese si trovino». Dunque le filiali non possono andare ciascuna per la propria strada, ma devono seguire una strategia unica, indicata dal centro. E questo vale anche per Edison.
Il discorso, nella sua brutale semplicità, non fa una piega. Solo che fa sollevare un sopracciglio sia al management Edison, sia a molti nell’azionariato della società di Foro Buonaparte. Un’azionariato di un certo peso. Il management, guidato all’amministratore delegato Umberto Quadrino, non ha mai fatto barricate contro il megasocio francese (anzi), però ha sempre difeso l’identità dell’azienda, la sua autonomia. Ora se il termine integrare significa la riduzione allo status di branch, non è certo soddisfatto.
Gli azionisti sono ancora di più sul chi vive. Il loro leader è Giuliano Zuccoli, presidente del Consiglio di gestione della A2A e presidente della stessa Edison. É un manager che non ha mai gradito il primato che i francesi si sono conquistati in Edison e ha sempre cercato di bilanciarlo, di costringerli a cedere qualche posizione (in certi momenti ha anche pensato di sostituirli con qualche socio meno ingombrante).
Ora l’uscita di Proglio che parla di Edison come di una filiale da integrare nella grande e asfissiante mamma Edf gli avrà fatto venire i brividi. Però c’è un’altra parte della dichiarazione del manager francese che apre qualche spiraglio, là dove accenna a patti «da rinegoziare fra gli azionisti». Questo significa che Proglio non verrà a rovesciare il tavolo, forte della sua posizione, ma è disposto ad aprire una trattativa.

E nelle trattative Zuccoli ci sa fare.

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