Giffoni - C’era una volta l’attore più richiesto del cinema italiano e ora non c’è più. Elio Germano («Mio fratello è figlio unico» di Daniele Luchetti, «N - Io e Napoleone» e «Tutta la vita davanti» di Paolo Virzì) s'è presentato così ai ragazzi di Giffoni Experience, un po’ dimesso, in cerca di ruoli «scabrosi e difficili perché soprattutto nel cinema bisogna raccontare ciò di cui si ha difficoltà a parlare».
Ma trovare ruoli così oggi è impossibile: «Il cinema italiano è un po’ triste ma mi sono stancato di prendermela con chi ci governa o chi ci produce. Me la prendo con me stesso, con il popolo che si lascia passare tutto addosso e sta sempre a guardare il proprio tornaconto personale invece del valore sociale del mestiere, quale che sia, che fa».
Ecco l’animo ribelle dell’attore che a settembre compirà 29 anni, che a 12 ha esordito come protagonista del film di Castellano e Pipolo «Ci hai rotto papà», e che ora dice: «Aspetto da una vita un film sui fatti del G8 di Genova ma chi lo produrrà mai?». Elio Germano poi non sopporta «il delirio dei film giovanilisti figli di un meccanismo che peggiorerà con i tagli allo spettacolo. Quando mancano i finanziamenti, il produttore investe in progetti sicuri o con attori che dovrebbero garantire incassi. Questo crea una stasi paludosa e malarica».
In attesa di tempi per lui migliori, ha preso parte, insieme a una truppa di attori nostrani (Sophia Loren, Martina Stella, Ricky Tognazzi, Giuseppe Cederna) al musical «Nine» di Rob Marshall con Penelope Cruz e Nicole Kidman, prodotto da Harvey Weinstein e ispirato a «8 e mezzo» di Federico Fellini. «Ma io ho un ruolo decisamente ridotto - spiega l’attore - sono uno degli assistenti del regista interpretato da Daniel Day-Lewis».
Ma s’è confrontato con un mondo sconosciuto: «I set americani fanno un po’ paura, le troupe sono dieci volte più grandi delle nostre. Noi lavoriamo al massimo 10 ore e loro 12. C’è un’abnegazione al lavoro totale, il regista ha 8.000 assistenti, non lo vedi mai ma senti la sua voce dagli altoparlanti». Che sia il cinema, bellezza?