Emergency: "Il governo afghano libera Hanefi"

Emergency: "Il governo afghano libera Hanefi"

Rahmatullah Hanefi verrà liberato nel giro di poche ore essendo stato scagionato dalle accuse di collusione con i talebani. Lo sostiene da ieri mattina Peacereporter, la costola mediatica di Emergency, l’organizzazione umanitaria di Gino Strada per cui lavora l’intermediario della liberazione del giornalista di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo. La Farnesina ha confermato la notizia, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha esultato, ma a Kabul non si trovano conferme sul proscioglimento. Dall’ufficio del presidente afghano, Hamid Karzai, che ha avallato l’inchiesta dei servizi segreti su Hanefi, sembrano cadere dalle nuvole e alla fine si rifugiano dietro un «no comment».
Alla segreteria del capo dell’intelligence afghana, Amrullah Saleh, principale accusatore di Hanefi, fanno notare che l’uomo di Emergency «è ricoverato, sotto stretta sorveglianza, nell’ospedale del carcere (per problemi renali, nda). Non ci risulta che le accuse siano decadute». Altre fonti dei servizi afghani, contattate dai familiari di Said Agha, l’autista di Mastrogiacomo brutalmente ucciso dai tagliagole talebani, sostengono invece che Hanefi, detenuto dal 20 marzo scorso, potrebbe venire rilasciato per motivi di salute e non perché è stato scagionato.
In serata dall’ufficio del procuratore generale Abdul Jabar Sabet, che dovrà firmare la scarcerazione, il suo portavoce ha dichiarato «che il caso Hanefi è in fase di revisione e verrà tenuto conto del suo stato di salute. Domani faremo un annuncio (oggi per chi legge, nda)». Invece Peacereporter ha spiegato che ieri il magistrato incaricato di decidere il rinvio a giudizio per Hanefi ha consegnato al suo avvocato, Adjmal Hodmal, un documento giudiziario in cui scagiona il suo assistito dalle accuse contenute in un sostanzioso dossier dei servizi segreti. In pratica il procedimento a suo carico verrebbe archiviato e il magistrato ha inoltrato al procuratore generale la richiesta di scarcerazione. La Farnesina ha confermato l’imminente liberazione e dall’ufficio stampa hanno sottolineato che il nostro ambasciatore a Kabul, Ettore Sequi, ha visitato l’uomo di Emergency affetto da problemi renali.
Il problema è che esiste una bella differenza fra una scarcerazione per motivi di salute e un proscioglimento completo. Il dossier raccolto dall’Nds, i servizi afghani, conteneva accuse molto pesanti contro l’uomo di Emergency. Il capo dei servizi, Saleh, aveva dichiarato «di avere le prove che Rahmatullah Hanefi è un fiancheggiatore dei talebani, se non addirittura un loro miliziano travestito da operatore umanitario».
Se il dossier, in parte rivelato dal Giornale, è solo un castello di carte, la vicenda diventerà un boomerang proprio per Saleh, l’ultimo tajiko con un incarico cruciale, in un governo dominato dai pashtun che non lo vede di buon occhio. Inoltre lo stesso Karzai, che aveva espressamente avallato la carcerazione preventiva di Hanefi e l’inchiesta dei servizi, rischia di non uscirne bene da questa storia agli occhi della pubblica opinione interna.
In molti a Kabul sono convinti che il governo italiano abbia esercitato fortissime pressioni e le prime reazioni politiche fanno già capire qual era la posta in gioco. L’Italia sponsorizza con 50 milioni di euro la riforma della giustizia afghana e ai primi di luglio ospiterà a Roma una conferenza internazionale sull’argomento. Ad aprirla dovrebbe arrivare Karzai e, solo il giorno prima della notizia di Hanefi sulla via della scarcerazione, una pattuglia di parlamentari della sinistra radicale aveva aperto un nuovo fronte con il governo chiedendo di fare saltare l’iniziativa se l’uomo di Emergency non fosse stato liberato. «Sotto l'aspetto politico - ha dichiarato ieri Prodi - sono contento che questo sia avvenuto prima della conferenza dell'inizio di luglio a Roma riguardo ai problemi del governo e della democrazia in Afghanistan».

Gli ha fatto eco Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione comunista al Senato: «Questo atto (l’annunciata archiviazione del caso Hanefi, nda) toglie una pesante ipoteca sulla conferenza internazionale sulla giustizia che si svolgerà a Roma, anche se restano tutti i nostri dubbi per il comportamento del governo Karzai e soprattutto dei suoi servizi segreti».
(Ha collaborato
Bharam Rahman)

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