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"Emergenze e crisi di vita prima a ER, ora a The Pitt"

L'attore Noah Wyle è la stella dei ruoli ospedalieri in tv: "Obiettivo? Spronare i giovani a fare i medici"

"Emergenze e crisi di vita prima a ER, ora a The Pitt"
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da Los Angeles

"Sembra proprio che il pubblico ami vedermi con uno stetoscopio attorno al collo".

Ventisei anni fa Noah Wyle debuttava in tv interpretando John Carter, studente in medicina nel pronto soccorso di ER - Medici in prima linea. Oggi è il dottor Michael Robinavitch, primario del pronto soccorso del Pittsburgh Trauma Medical Center, per la seconda stagione di The Pitt, in arrivo sul canale di streaming HBO Max il 13 gennaio, giorno del debutto della nuova piattaforma in Italia. Ambientati entrambi in un pronto soccorso affollato e concitato, cambiano le città, da Chicago a Pittsburgh, e il tono, più epico il primo, più cupo e realistico il secondo, ma lui, Noah Wyle, il viso gentile da professionista empatico e scrupoloso, è sempre lo stesso, solo un po' più solcato dalle rughe. "È come se non fosse passato tutto questo tempo. Almeno sino a quando non dobbiamo girare una scena in cui c'è da sollevare di peso un paziente, e allora sì, mi rendo conto che il tempo è passato".

Rispetto ad allora è cambiato il modo di fare televisione e The Pitt rispetta questi cambiamenti. Racconta una medicina più cruda e quotidiana, prevede meno colpi di scena e casi spettacolari, "racconta la fatica e i logoramenti psicologici di chi è costretto ad avere a che fare ogni giorno con la sofferenza umana, con la burocrazia, con la carenza di risorse. È una serie molto vera, di cui vado particolarmente orgoglioso dice - perché sottolinea la realtà e le sfide che il personale del pronto soccorso deve affrontare nel sistema sanitario americano. Il personale di medicina d'urgenza ha un compito ben preciso: salvare vite. Non segue il paziente, non chiede come sta il giorno dopo. Stabilizza la situazione nei turni di 12 ore che svolge e poi va via. Questa serie si focalizza su questo aspetto, molto veritiero".

The Pitt ha vinto cinque Emmy, l'Oscar della televisione, fra cui miglior dramma e migliore attore protagonista, proprio a Wyle. ER, dal canto suo, ha all'attivo 123 nomination agli Emmy e 23 premi vinti ed è tuttora una delle produzioni più premiate della storia della televisione americana.

Girato a Los Angeles, negli stessi studi della Warner Bros dove fu prodotto ER, The Pitt "fa lavorare 300 persone ed è un fatto importante oggi", dice l'attore che sottolinea come ormai ben poche produzioni importanti vengano realizzate in quella che in passato era la capitale assoluta dell'intrattenimento. "Il set di The Pitt è a poche centinaia di metri da dove veniva girato ER; sembra un fatto di poca importanza, ma non è così: molto è cambiato nel modo di produrre la televisione oggi, a cominciare dai luoghi".

Un cambiamento drastico quanto quello del mondo della medicina d'urgenza. Il punto di svolta è stata l'emergenza Covid: "La pandemia ha cambiato tutto continua Wyle che è anche produttore esecutivo della serie, regista di un episodio e autore di quattro , quando è successo e tutti eravamo a casa ho ricevuto moltissimi messaggi ed email da chi lavorava in ospedale, come se io fossi, ormai da un ventennio, uno di loro. Mi raccontavano delle difficoltà quotidiane e così ho iniziato a pensare che forse sarebbe valsa la pena tornare, di nuovo, in un pronto soccorso".

Poi però è passato un anno e lo sciopero degli autori e degli attori, tre anni fa, bloccò Hollywood per 192 giorni consecutivi. Solo dopo tutto questo, la produzione di The Pitt è finalmente partita, ed eccoci qua. Per rendere le cose più veritiere, quattro medici di pronto soccorso sono stati ingaggiati per, a turno, controllare che tutto sia il più possibile corrispondente a quello che succede in un pronto soccorso.

C'è anche un aspetto culturale che Wyle sottolinea: "Dopo il successo di ER negli Stati Uniti, c'è stato un aumento importante delle candidature e delle specializzazioni in medicina d'urgenza. Dopo il Covid, però, questa tendenza ha iniziato a diminuire. La situazione è rapidamente peggiorata, i pazienti in attesa di ricovero sono aumentati e ci siamo ritrovati davanti ad una grave carenza di personale infermieristico e medico". L'ambizione, sottintende Wyle, è quella di fare in modo che anche questo titolo produca l'effetto di allora. "I tempi sono cambiati, nel 2020 con il Covid una bomba nucleare è stata sganciata nei pronto soccorso del mondo e poi tutto si è coperto di polvere.

Una delle ragioni per cui amo questa serie è che riaccende i riflettori su questi importanti luoghi di salute e magari potrebbe ispirare le nuove generazioni ad intraprendere questa carriera. Quello sanitario è un sistema fragile, come superare questa fragilità dipende dalla qualità del supporto che tutti noi diamo alla categoria".

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