«Questa sera partono le prime pattuglie per il controllo del territorio in tutte le province terremotate» annunciava ieri pomeriggio dalla centrale operativa di Poggio Renatico il capitano Giuseppe La Ianca. Un paracadutista dell'8° reggimento Genio guastatori della Folgore, che dal 9 giugno è sulla prima linea del sisma in Emilia. «Siamo stati allertati sabato mattina e a mezzanotte eravamo già pronti ad operare nelle zone terremotate su indicazione dei prefetti» racconta l'ufficiale. Meglio tardi che mai, l'esercito, come aveva subito chiesto il Giornale, ha schierato una task force di 300 uomini e 100 mezzi. Il nome in codice è Una Acies, «una sola schiera», composta da molti veterani dell'Afghanistan come i fucilieri del 66° reggimento Trieste ed i guastatori paracadutisti. Non solo per il controllo delle zone rosse, dove le case sono pericolanti e si temono gli sciacalli, ma pure per il monitoraggio delle strutture lesionate e lo sgombero delle macerie. «Ci sono veterani di tutte le missioni dai Balcani, al Libano e all'Iraq. Io stesso sono stato in Afghanistan - racconta il capitano paracadutista - I ragazzi sono entusiasti di operare sul nostro territorio e l'impressione è che i terremotati ci stavano aspettando».
Il grosso della task force, 200 uomini, controllerà le zone rosse, dove le abitazioni sono state abbandonate. «Siamo pronti ad affrontare lo sciacallaggio, il reato più vile, ma non solo. Dobbiamo evitare che i civili penetrino nelle aree pericolose per salvaguardare la loro incolumità» spiega il portavoce della task force comandata dal colonnello Salvatore Tumminia.
Il Giornale aveva lanciato la provocazione di ritirare le truppe dall'Afghanistan per impiegarle sulla prima linea del terremoto. Fra i fucilieri di Forlì c'è chi ha combattuto a Bala Murghab, la base avanzata sul fronte a nord di Herat. Il reggimento Genio guastatori della Folgore ha perso due uomini per le trappole esplosive nel settore sud, Alessandro Di Lisio e Roberto Marchini. I loro commilitoni pattuglieranno le zone rosse con i mezzi tattici o appiedati e organizzeranno postazioni fisse sui perimetri. «Ogni soldato sarà dotato di pistola e sfollagente. Possiamo fermare ed identificare eventuali sospetti, ma sempre in collaborazione con le forze dell'ordine» sottolinea La Ianca. Le pattuglie saranno miste con carabinieri, poliziotti o guardie forestali.
Nella task force ci sono 4 ingegneri militari, che hanno già cominciato ad operare a Cento, nel ferrarese, per le verifiche della strutture lesionate dalle scosse. «Sul primo momento la popolazione è sorpresa di vedere delle mimetiche in giro - spiega il capitano - Poi si sparge la voce che c'è l'esercito, come se ci aspettassero». La task force verrà impiegata in tutte le province interessate dal sisma: Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara. I militari, al fianco della Protezione civile, sono già in azione nelle aree di Bondeno, San Felice sul Panaro e Crevalcore.
Alla centrale operativa di Poggio Renatico, presso una base dell'aeronautica, fioccano le richieste per lo sgombero delle macerie. Una sessantina di specialisti alla guida di macchine per il movimento terra intervengono dove è necessario. Nonostante Gabrielli, capo della Protezione civile, abbia definito «un po datata l'idea di impiegare l'esercito». In realtà i primi soldati erano già stati mobilitati nelle 24 ore dopo il sisma montando tende, gruppi elettrogeni ed inviando ambulanze. Il 31 maggio arrivava in Emilia un treno con 12 vagoni, 80 posti letto, cisterne ed autogru. Una cinquantina di uomini stava già operando, ma la task force di 300 militari, in gran parte per il controllo del territorio, è arrivata il 9 giugno. E rimangono in stato di allerta altri 6 plotoni ed un elicottero. «Non è la prima volta.
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