Enormi bracciali e abiti gioiello Ecco Ferré "Sotto un'altra luce"

In mostra a Palazzo Madama (fino al 17 febbraio) le magnifiche creazioni dell'architetto-stilista

Enormi bracciali e abiti gioiello Ecco Ferré "Sotto un'altra luce"

In un bracciale d'ottone ci sono 1200 saldature, una cosa da pazzi. Nella resina d'innumerevoli collane, pendenti e orecchini ha fatto includere foglie di vero oro perché il color ambra fosse ancora più bello. Poi c'è l'anello fatto da Dio solo sa quanti altri anelli, una specie di frattale. Gianfranco Ferrè non amava tanto il lusso quanto la perfezione che per lui era un metodo di lavoro e di vita. A questa magnifica ossessione dell'architetto-stilista prematuramente scomparso 10 anni fa è dedicata la bellissima mostra «Sotto un'altra luce: gioielli e ornamenti» in corso a Torino, nella sala del parlamento di Palazzo Madama fino al prossimo 17 febbraio. Il curatore Francesca Alfano Miglietti detta semplicemente FAM anche se viene spesso definita come «teorico di mutazioni legate ai linguaggi visivi», ha selezionato oltre 200 oggetti tra quelli conservati nella Fondazione Gianfranco Ferrè di Milano. «Mi colpisce l'enorme rispetto che aveva per il corpo: creava cose da indossare che non sono vestiti da cui spesso poi nascevano splendidi abiti» racconta davanti alle teche che proteggono sublimi creazioni come la tunica interamente coperta di perline rosse della collezione Primavera/Estate 2001 dedicata all'Africa. Per far sfilare quel capo unico e irripetibile Ferrè aveva chiesto una colonna sonora speciale: il rumore prodotto dalle perle a ogni passo della modella. Per ottenere un simile risultato senza precedenti un'intera squadra di fonici guidati dal sound designer Matteo Ceccherini passò la notte prima dello show a registrare e amplificare questo suono ipnotico. Mentre i vestiti sono stesi come principesse addormentate in una bara di cristallo, i gioielli sono in gabbia, ovvero nelle sei geniali strutture di ferro ideate dall'architetto Franco Raggi per la mostra. «Ho pensato alle gabbie come a una sorta di transizione tra due grandi spazi spiega - quello della sala del Senato di Palazzo Madama e quello della creatività di Gianfranco. Lui pensava ai gioielli come a protesi per il corpo. Metteva un solo limite alla sua fantasia: rispettare la libertà dei movimenti di chi poi avrebbe indossato questi monili». Ecco infatti le gigantesche polsiere in pelle dorata dell'Autunno/Inverno '93/94. Arrivano quasi fino al gomito e nella loro superba bellezza hanno anche la funzione di proteggere il braccio dal freddo. «Non dimenticate che i primi abiti dell'uomo erano in pelle o pelliccia» rispondeva infatti Ferrè quando gli chiedevi perché nel pieno delle battaglie animaliste degli anni Novanta continuava a usare questi materiali attirandosi spesso feroci critiche. «Amava tanto i bracciali, era affascinato dall'articolazione del polso» raccontano i collaboratori più stretti come Giovanni Vidotto rivelando che la collezione di mani che faceva bella mostra di sé nello studio dell'architetto è stata miracolosamente recuperata come tutti i reperti della Fondazione. Davanti a due immense spille a forma di piume il fratello Alberto e la cognata Charlie ancora si stupiscono perché «Gianfranco dicono diceva che le piume sono bellissime ma portano sfortuna».

Eppure per quella magnifica collezione dedicata a Boldini e alla Belle Epoque ne aveva usate tantissime. In metallo dorato, legno di balsa ricoperto da foglia d'oro, lacca, cristalli, resine, pelle: una sarabanda di materiali e poesia.

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