«Epifani ha speso 550 euro a notte? È un fatto grave»

Giulia Guerri

MilanoC’è chi ricorda Giuseppe Di Vittorio, lo storico segretario della Cgil che in parlamento si vantava di aver dormito nelle cafonerìe, baracche di legno in cui passava la notte con i compagni di lavoro nei campi. Ma forse il paragone è troppo ingeneroso per Guglielmo Epifani, come spesso lo è per gli eredi che si voltano indietro a guardare i maestri.
«Eravamo abituati a sentire di un segretario che quando arrivava a Milano andava a dormire dai parenti» ironizza un esponente del Pd che conosce bene il mondo della Cgil e forse anche per questo preferisce rimanere anonimo. Invece Epifani, nella sua visita milanese in occasione del corteo del 25 aprile, ha soggiornato in due alberghi da 550 euro a notte, il Pierre, cinque stelle lusso in via de Amicis, e il de la Ville, quattro stelle superior in via Hoepli, dotato di piscina sul tetto e solarium con vista sulla Madonnina.
È incredulo Giorgio Cremaschi, battagliero esponente del direttivo della Fiom, il sindacato di categoria dei metalmeccanici della Cgil. «La cosa mi stupisce e mi sembra anche grave. Se fosse vero, sarebbe antipatico e grave. Non me ne sono ancora occupato. Lo apprendo da voi e non voglio concedere un’intervista sul tema, che intendo approfondire. Non è una questione irrilevante. Per il momento dico solo questo» commenta al telefono Cremaschi, che non sembra troppo convinto neppure dalla replica dell’ufficio stampa di Epifani.
La portavoce del segretario della Cgil ha spiegato infatti che il Salone del mobile, che si è svolto negli stessi giorni delle manifestazioni per la Liberazione, ha creato problemi nell’organizzazione della trasferta milanese. «Dove dorme Epifani sono affari del signor Epifani. Rilevo solo che in quei giorni a Milano c’era un’importante manifestazione e ricordo che con un avvenimento del genere è difficile per tutti trovare un albergo» è la dichiarazione della portavoce.
Quel che molti sottolineano, dentro la Cgil, è il trattamento standard che si riservano gli esponenti del sindacato in missione fuori dalla propria sede. «Quando sono a Milano vado in una pensione da settanta euro» racconta un dirigente nazionale. D’altronde, a guardare i rimborsi della Cgil in Lombardia, non si tratta di cifre da capogiro. Il regolamento impone un tetto massimo di spesa per i sindacalisti in trasferta che, in tempi di crisi, tende al ribasso a seconda del bilancio delle varie sedi. Ma veniamo ai numeri: la somma media a disposizione di un segretario regionale per la consumazione di due pranzi giornalieri è di circa 80 euro, per il soggiorno invece il limite è di 100/120 euro a notte. Le cifre variano in base alla posizione che si occupa all’interno del sindacato. L’ufficio stampa romano della Cgil, nonostante le richieste, non ci ha ancora fornito le tabelle ufficiali per i dirigenti nazionali e per il segretario.
I rimborsi per chi si sposta continuamente, come un dirigente nazionale, sono a carico della Cgil, ma sempre entro un certo limite, e solitamente si tratta di standard diversi da quello su cui ha potuto contare Epifani nel suo ultimo soggiorno a Milano. Niente a che vedere con l’Hotel Pierre o con l’Hotel de la Ville. Quando un dirigente sindacale si sposta da Milano a Roma, la soluzione che viene solitamente adottata è un albergo a tre stelle. Per fare qualche esempio nella Capitale, l’Hotel Flavia oppure il Center Hotel che di stelle ne ha due.

I listini di questi alberghi prevedono tariffe che vanno da 70 a 90 euro per una camera singola e da 80 a 130 euro per una doppia. «Piuttosto che pagare 550 euro, avrei cercato di dormire da un amico», osserva il sindacalista che riassume le tabelle. Ma resta sempre l’incognita del tutto esaurito.

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