Quando l’arcivescovo Luigi Nazari dei conti di Calabiana morì, i milanesi mandarono una delegazione a Roma, per chiedere a Leone XIII un vescovo milanese «nobile o popolano», o in subordine anche lombardo. Correva l’anno 1894 e Papa Pecci nominò un emiliano, figlio di contadini: monsignor Andrea Ferrari, vescovo di Como, che nel giro di pochi giorni si ritrovò proclamato cardinale e consacrato arcivescovo di Milano. Prese il nome di Carlo, per lasciarsi guidare dal santo Borromeo, e diventò il beato cardinal Ferrari. Vicende rievocate spesso in queste settimane a Milano e non solo per il loro indubbio gusto storico. I fatti del passato si intrecciano con l’eredità del cardinale Dionigi Tettamanzi, insieme con le sezioni del Diritto canonico che si occupano della figura del vescovo coadiutore con diritto di successione. Una scelta che sarebbe fortemente singolare a Milano, ma ambienti vicini alla Curia lasciano così trapelare l’intenzione di prolungare fino all’Incontro mondiale delle Famiglie, che si terrà a Milano nel 2012, la permanenza dell’arcivescovo che ha appena compiuto 77 anni. La Santa Sede può indicare, a fianco dell’arcivescovo, un vescovo che lo affianca per un periodo per poi sostituirlo. È accaduto con l’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gomez, appena subentrato al suo settantacinquenne predecessore, e a Vigevano con monsignor Vincenzo Di Mauro, che si insedierà il 10 aprile ma è stato nominato coadiutore del predecessore alla fine dello scorso anno. Ciò però accade «in circostanze particolarmente gravi, anche di carattere personale » che non esistono a Milano: la cosa potrebbe essere poco gradevole anche per il cardinale. L’ipotesi non risulta tra le considerate in Vaticano. Le voci si rincorrono e l’ultima lanciata dall’ Ansa ipotizza il Nunzio apostolico a Parigi, il bresciano (di Borgosatollo) arcivescovo Luigi Ventura (66 anni). Nelle ultime settimane, i rumors giornalistici partiti da Genova hanno indicato il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco (68 anni). Tra i candidati più probabili si parla del vescovo di Piacenza, Gianni Ambrosio (67 anni) e, tra gli outsider , del quarantaseienne custode di Terra santa, il francescano padre Pizzaballa. Come si è ripetuto spesso negli ultimi mesi, il candidato più forte è il patriarca di Venezia, Angelo Scola (69 anni), mentre il “ministro”della Cultura pontificia, Gianfranco Ravasi (68 anni), sembra impegnatissimo nella sua attività con il Cortile dei gentili. Se la scelta cadesse su un nome a sorpresa, e per rifarsi alla vicenda del beato cardinal Ferrari, non si esclude che il futuro arcivescovo posso arrivare dal Piemonte o dalla Liguria. Ed ecco il prosieguo della storia. Morto santamente Ferrari dopo la lunga agonia, diventò vescovo di Milano un dottore della Biblioteca Ambrosiana, monsignor Achille Ratti: governò solo sei mesi, quelli che lo separarono dal conclave in cui diventò Papa Pio XI. Dicono che la sua inattesa candidatura sia stata portata avanti da cardinali stranieri, che facevano circolare un motto: homo librorum, homo liber .
È il motto che ripetono coloro che nella Curia milanese sperano di avere come futuro arcivescovo un dottore dell’Ambrosiana: il prefetto, Franco Buzzi (63 anni), o il cinquattottenne cultore di san Carlo Borromeo, monsignor Carlo Navoni.Erede di Tettamanzi, spunta il nunzio a Parigi
Continuano le manovre intorno alla nomina del nuovo arcivescovo. E in Curia c’è chi spera in un coadiutore che affianchi il cardinale fino al 2012, quando a Milano si terrà l’incontro mondiale della famiglia. Ma il candidato più autorevole resta Scola
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