Un «esercito» ai seggi per impedire i trucchi

Carissimo Granzotto, lei la fa facile. Casini se ne va per conto suo, Giuliano Ferrara che sembra proprio deciso a correre con una sua lista e intanto Veltroni che si apparenta con Di Pietro per tenersi agganciati i giustizialisti e dunque La Repubblica, Micromega oltre a tutto il popolo dei girotondi e dei salotti. Io non sono tranquillo anche perché - almeno da quanto leggo nella mia città - i vecchi volti sono già tutti in prima linea per candidarsi e ce ne sono di quelli che onestamente ti fanno venire la tentazione di lasciare perdere andando ad ingrossare il partito dell’astensione. Via, mi dica una parola di conforto.


Invidio un po’ Ferrara, caro Marrone. Il suo entusiasmo al limite del fanatismo, la sua passione civile, l’impulsività, l’energia fisica e intellettuale dispiegata per la causa, per la missione, sono ammirevoli. Vorrei possedere la sua saldezza morale, vorrei avere le sue certezze e il prepotente talento per renderle verità assoluta, incontrovertibile. Non posso quindi che augurarle buona fortuna, se è davvero deciso a scendere in campo con la sua lista «Pro life». E questo anche se resto dell’idea che così facendo contribuirà - vedremo poi in quale misura - alla dipietrizzazione del sistema e di conseguenza alla liquidazione di quel bipartitismo virtuoso che fino a ieri gli sembrava così salutare. Intanto, tiremm’innanz. Il problema delle candidature da lei sollevato, caro Marrone, è di quelli tosti, capace di far venire l’esaurimento (e il mal di fegato) anche al più sperimentato dei politici. Con la regola che dopo due legislature non ci si può più mettere in lista, il Partito Democratico ha un po’ semplificato il lavoro, ma non so se quella sia davvero la strada giusta. Va bene svecchiare, va bene sostituire facce nuove a quelle vecchie. Ma ce ne sono di vecchie coi controfiocchi e come ognun sa, è da dissennati buttare con l’acqua sporca anche il bambino.
Ho letto che per le liste il Cavaliere intenderebbe affidarsi ai sondaggi, sempre però tenendosi stretta, presumo, l’argenteria di casa. L’idea non è niente male perché ricalca, in modo più svelto, meno macchinoso, la procedura delle primarie. Oggi di gran moda e a quanto pare «vincente». Oltre tutto i sondaggi rimedierebbero, per lo meno in parte, a quella che si ritiene una pecca del «porcellum», come garbatamente è chiamata la legge elettorale vigente. E cioè l’impossibilità di esprimere la preferenza. Verrebbero poi escluse molte di quelle candidature che per un verso o per l’altro risultano indigeste agli elettori e ciò a tutto vantaggio del bottino finale. Sistemata in fretta la rogna delle liste, lo stato maggiore del partito del Popolo della Libertà avrà così il tempo necessario per dedicarsi all’altro aspetto della consultazione elettorale: il controllo, la vigilanza nei seggi.

Serve un esercito di scrutatori e di rappresentanti di lista che sappiano tener testa a quello avversario, preparatissimo, efficiente e al corrente di tutti i trucchi per invalidare un voto a favore della concorrenza e convalidarne uno, anche palesemente nullo, da sommare ai propri. Per dire il valore della posta in gioco: se quelle buone lane dovessero artefare solo due schede per seggio elettorale - solo due, ripeto - muoverebbero a loro favore 120mila voti. Buttali via.

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