Un'altra morte atroce. Frutto di un mix di cultura tribale, di discriminazione contro le donne e di integralismo religioso. Per tutte queste ragioni Nasreen, una ragazzina di appena 18 anni, si è tolta la vita dopo essere stata «donata» in sposa a un uomo che proprio non voleva. È accaduto in Afghanistan, nella provincia settentrionale di Kunduz, secondo quanto riferiscono oggi i media a Kabul. Per sottrarsi a un matrimonio forzato, Nasreen si è sparata, uccidendosi. Meglio morire che passare la vita al fianco di un uomo che non si era scelta, deve aver pensato trasformando i suoi desideri di ragazza in una pulsione verso la libertà e l'autodeterminazione così forte da aver sacrificato la vita per difenderla.
Il suo caso è solo l'ultimo di una lunga scia di giovani che cercano di ribellarsi, seppure con la morte. Secondo gli organismi umanitari che operano in Afghanistan, sta infatti aumentando nel Paese il numero di ragazze che decidono con un gesto estremo di mettere fine a vessazioni famigliari o a matrimoni indesiderati. Le spose bambine - secondo l'ultimo rapporto Onu - sono almeno 70 milioni, un terzo delle quali (il 12%) ha addirittura meno di 15 anni quando promette amore eterno. Il caso di Nasreen ricorda un'altra tragedia, avvenuta solo due giorni fa sempre nella provincia di Kunduz, dove nonostante la caduta del regime talebano nel 2001 la violenza estrema contro le donne è ancora all'ordine del giorno: un'adolescente di 14 anni, Gisa, è stata decapitata senza pietà per essersi rifiutata - come Nasreeb - di sposarsi.
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