Aiutiamo la città dei cristiani: Al Qaida vuole spazzarla via

A Rable, al confine col Libano, da mesi 12mila fedeli vivono sotto l'assedio dei terroristi. "Servono ambulanze, roulotte, medicine"

Sull'altra sponda del Mediterraneo si sta perpetrando l'atto finale della jihad, la guerra santa islamica, finalizzata ad eliminare la presenza dei cristiani, i veri autoctoni. Erano il 95% della popolazione nel Settimo secolo, il 20% nel 1945, il 6% oggi. Dalla Seconda guerra mondiale circa 10 milioni di cristiani sono stati costretti a emigrare dai Paesi arabi. Ebbene il simbolo della resistenza estrema e del prevedibile tracollo del cristianesimo è diventata Rable, una cittadina siriana alla frontiera con il Libano dove da mesi circa 12 mila cristiani vivono sotto l'assedio imposto da più di un migliaio di terroristi islamici di Al Qaida accorsi dall'Afghanistan, dal Pakistan, dalla Tunisia, dalla Libia e dall'Egitto per sostenere le milizie dei Fratelli Musulmani e dei Salafiti siriani.

E noi, cristiani della sponda settentrionale del Mediterraneo, ci siamo schierati con i terroristi islamici, dalla parte dei carnefici dei nostri fratelli nella fede, apparentemente obnubilati dal mito della «primavera araba», il più colossale inganno della storia contemporanea del Medio Oriente, assecondando le mire egemoniche della Turchia, sottomettendoci alla volontà dell'Arabia Saudita e del Qatar che finanziano i terroristi islamici e da cui dipendiamo per le forniture di petrolio e gas, la disponibilità dei fondi sovrani, l'accesso ai loro mercati. Di fatto abbiamo consapevolmente o meno immolato i cristiani d'Oriente sull'altare del dio denaro e al tempo stesso stiamo commettendo la follia suicida di scavare la fossa della nostra civiltà laica e liberale che si fonda sulle radici cristiane.

Il vescovo siriano Issam John Darwich ha inviato un accorato appello al capo dello Stato Napolitano e ai presidenti dei due rami del Parlamento, Fini e Schifani: «La comunità cristiana urla la sua richiesta di aiuto con la speranza che arrivi prima dell'ennesimo eccidio che vedrà come teatro del massacro, questa volta, la città di Rable. La città di Rable è il luogo in cui si ergeva il santuario del profeta Elia. Il santuario non esiste più perché è stato distrutto e, analoga sorte, è toccata a tutti gli edifici sacri esistenti in ogni città: Homs, Damasco, Aleppo». Ci spiega che «il conflitto, in realtà, palesa una lotta interna fra sunniti e sciiti e, tale schieramento, porta al soffocamento di una terza comunità che rischia di rimanere prima schiacciata e poi perseguitata: la comunità cristiana». Infine ci ammonisce: «È importante aiutare i cristiani non solo per un motivo umanitario, ma anche per difendere le nostre radici cristiane che sono comuni all'Europa. Aiutare i cristiani in Medio Oriente significa proprio questo: riappropriarci delle nostre fondamenta storico-culturali».

Monsignor Darwich ci chiede un aiuto concreto: «Vi sono più di 5000 famiglie le quali, attualmente, sono state accolte e sistemate in scuole, conventi, oratori, chiese, campeggi ed in qualche abitazione. Purtroppo tale sistemazione è precaria e limitata nel tempo. Abbiamo bisogno di box prefabbricati, roulotte, camper, ospedali da campo, ambulanze, bus, medicinali ed ogni altro bene che ci possa aiutare a fronteggiare questa terribile situazione umanitaria».

Coloro che volessero dare un contributo possono contattare padre Nader Jbeil, che parla l'italiano, alle mail: sawtelsama@yahoo.it o amiconader@yahoo.it, il telefono in Libano è: 00961-8813300; il cellulare è: 00961- 76800054; il Fax è: 00961-813316; l'indirizzo è: Notre Dame de Zahlé et de la Békaa. Libano oppure P.O. Box 289 - Zahlé - Libano.

Mercoledì scorso, 3 ottobre, ho partecipato a Gerusalemme a un incontro sulla «persecuzione delle minoranze in Medio Oriente», su invito di Benjamin Elon, presidente dell'International Israel Allies Caucus Foundation, unitamente all'International Christian Embassy Jerusalem e al Congresso Ebraico Mondiale. Ho detto che «ci sono delle similitudini tra la realtà che nel Settimo secolo portò all'islamizzazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, riducendo sempre di più la presenza dei cristiani e degli ebrei, e la realtà odierna. I cristiani sono divisi al loro interno e finiscono per corteggiare i musulmani perché hanno paura».

Sabato prossimo, 13 ottobre, terrò a Parigi una conferenza su «L'Europa e le sue radici di fronte alla crescita della cristianofobia», su invito delle associazioni «Tradizione Famiglia Proprietà» e «Cristianità-Solidarietà». In serata parteciperò a una processione per i cristiani perseguitati in Medio Oriente a Place Saint-Augustin, di fronte alla Chiesa di Sant'Agostino.

Dobbiamo mobilitarci per salvare la vita dei cristiani sull'altra sponda del Mediterraneo e per prevenire il

contemporaneo tracollo della nostra civiltà. È lì che è nato il cristianesimo ed è lì che affondano le nostre radici. Recuperiamo l'uso della ragione e riscopriamo il sano amor proprio. Salviamo i cristiani!

twitter@magdicristiano

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