Avvocati e ingegneri senza laurea rivoluzione inglese per gli stage

Avvocati e ingegneri senza laurea rivoluzione inglese per gli stage

Il governo inglese apre la strada ai professionisti senza laurea. Dal prossimo anno sarà possibile diventare avvocati, commercialisti, revisori dei conti, ingegneri edili, manager assicurativi, senza aver mai messo piede all'università.
Ad affermarlo il ministro per la formazione professionale Matthew Hancock che, con una mossa coraggiosa e non priva di rischi, ha deciso di estendere il già consolidato schema dell'apprendistato anche a professioni altamente qualificate alle quali fino ad oggi si accedeva solamente attraverso il classico percorso universitario. Prima di quella che molti quotidiani hanno già soprannominato una «piccola rivoluzione» nel mondo della formazione, alla stregua di molti altri Paesi la Gran Bretagna era solita formare «sul campo» soltanto artigiani, disegnatori tecnici, odontotecnici. Ma il mercato di questi ultimi anni è cambiato fin troppo in fretta, la recessione ha messo in crisi anche le università più prestigiose e sono sempre meno gli studenti che possono permettersi di proseguire gli studi nei prestigiosi atenei di Eton, Oxford e Cambridge. Lo scorso anno, quando la media delle tasse universitarie annuali è salita alla cifra record di 9mila sterline annue, il numero degli iscritti è precipitato di 57mila studenti. «L'università non è per tutti - ha dichiarato il ministro, ammettendo la realtà di un modello di educazione anglosassone che spesso discrimina i ragazzi meno abbienti fin dalle scuole secondarie - ma non vedo perché non si debba poter ottenere la stessa qualifica professionale data da una laurea». La via alternativa si chiama apprendistato. La novità introdotta dal prossimo anno è che questo genere di «addestramento» al lavoro sarà possibile anche per coloro che intendono intraprendere la carriera legale, contabile, assicurativa e di ingegneria edile. «Attualmente per arrivare al top di queste professioni - ha proseguito il ministro - era necessario frequentare per tre anni l'università e poi dedicarsi ad un ulteriore corso di qualificazione. Ora sarà possibile raggiungere lo stesso livello di competenza anche in assenza di una laurea, iniziando il training al primo giorno di lavoro». Comprensibilmente i tempi per la qualificazione varieranno e saranno leggermente più lunghi di quelli universitari, ma il risultato finale sarà esattamente lo stesso. «Per troppo tempo nel nostro Paese si è favorita una discriminazione tra l'apprendimento accademico e la pratica professionale- ha spiegato Hancock in un articolo sul quotidiano The Daily Telegraph - consentendo a Paesi come la Germania di superarci nella corsa globale per l'eccellenza in campo tecnologico». Già, ma tutto questo costa.
Chi paga allora, perché i giovani vengano formati e possano «crescere» all'interno di una compagnia senza che i suoi bilanci finiscano in rosso? Per adesso paga in buona parte lo stesso governo che per favorire l'iniziativa ha già stanziato 25 milioni di sterline destinate a finanziare una trentina di aziende disposte ad assumersi l'onere di formare i nuovi professionisti senza laurea. Tra queste la PricewaterhouseCooper, una famosa societa' di revisione contabile e consulenza e la Balfour Beatty Construction. Altri contatti sono già stati avviati con la BPP Law School, una tra le più prestigiose scuole di formazione professionale legale post-laurea. Mentre le associazioni di categoria già plaudono alla decisione del ministero, commenti più cauti giungono dal mondo politico che invita a non sottovalutare «la valenza di una formazione universitaria più approfondita e completa». L'idea del ministro non ha invece riscosso alcun entusiastico consenso tra gli atenei del Regno.

«Gli studenti non dovrebbero venir incoraggiati a prendere decisioni importanti in base ai costi da sostenere», ha dichiarato secca Sally Hunt, segretario generale del sindacato delle università interpretando il pensiero generale di tutti gli atenei. Fare i conti con il denaro degli altri però è sempre molto semplice, lo sanno fin troppo bene le famiglie britanniche costrette ad indebitarsi fino al collo per consentire ai figli di proseguire gli studi.

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