Alla vigilia della storica decisione della Corte Suprema sui matrimoni gay, un altro pronunciamento sulla difesa del diritto di voto delle minoranze fa scontrare l'America e costringe il presidente Barack Obama a intervenire per dirsi «profondamente deluso». Una delle leggi simbolo delle battaglie per le libertà civili viene infatti colpita dritta al cuore. Colpita da una decisione dei giudici supremi che di fatto abolisce una norma chiave dello storico «Voting Rights Act» del 1965: quella secondo cui nove Stati del Sud con un passato di discriminazioni razziali nei confronti degli afroamericani (dall'Alabama al Mississippi, dalla Georgia alla Louisiana) possono modificare la propria legge elettorale solo se autorizzati dal Congresso.
Una norma «superata», secondo i cinque saggi di nomina repubblicana che l'hanno bocciata, accogliendo il ricorso della Contea di Shelby, in Alabama, e scatenando una inusuale reazione della Casa Bianca: «Sono profondamente deluso dalla decisione della Corte», ha detto senza mezzi termini il presidente Barack Obama, parlando di una «seria battuta d'arresto» sulla strada dei diritti. Dichiarazione che rende il clima più che rovente alla vigilia delle attesissime decisioni sulle nozze gay.
Obama ha fatto della battaglia per i diritti una delle priorità assolute di questo suo travagliato secondo mandato. Per questo non ha gradito il pronunciamento sulla legge che difende il diritto di voto. Dal punto di vista pratico potrebbe cambiar poco, con Capitol Hill chiamata a varare in tempi stretti una nuova legge bipartisan che si metta al passo con i tempi, repubblicani e democratici permettendo. Dal punto di vista simbolico, invece, si tratta sicuramente di un brutto colpo, considerando che il «Voting Rights Act» dal 1965 in poi ha dato un contributo notevole alla lotta contro il razzismo.
«Per circa 50 anni il Voting Rights Act è stato ripetutamente rinnovato da una larga maggioranza bipartisan in Congresso ed ha aiutato ad assicurare il diritto di voto a milioni di americani», sottolinea il primo presidente afroamericano della storia Usa, inevitabilmente molto sensibile nei confronti di una decisione contro cui per mesi tutte le associazioni per la difesa dei diritti civili si sono invano battute.
«La decisione della Corte - insiste il capo della Casa Bianca - colpisce un pilastro della legge e ribalta quell'orientamento che nel corso di molti decenni ha aiutato a rendere il voto in America più giusto, specialmente in luoghi dove la discriminazione ha storicamente prevalso».
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