La benzina va su: effetto crisi o furbizia d'estate?

Agosto caldo La polemica dei consumatori: sempre prima dell'esodo. Il prezzo alla pompa sembra risentire (troppo in fretta) dei timori su Irak e Ucraina

La benzina va su: effetto crisi o furbizia d'estate?

Si avvicinano le vacanze e torna d'attualità l'eterno problema della tendenza all'aumento dei prezzi dei carburanti. La discussione tra le associazioni dei consumatori e l'Unione Petrolifera sul tema della doppia velocità dell'andamento dei prezzi alla pompa, veloce quando si tratta di aumentare, lentissima, quasi impercettibile, quando è il momento di calare, è senza fine, ma si acutizza con l'avvicinarsi dell'esodo di agosto. In effetti è sufficiente osservare l'andamento del prezzo di un litro di benzina o di gasolio degli ultimi 10 anni per rendersi conto che non può essere una casualità che il valore più alto sia stato registrato proprio nelle giornate canonicamente dedicate alle vacanze. Nel 2005 il 29 agosto, un anno più tardi il 9 agosto, nel 2008 il 10 luglio e nel 2012 il 31 agosto.

«In parte l'effetto è determinato dalla legge della domanda e dell'offerta – specifica Gianprimo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor Gl Events – poiché è evidente che i due mesi estivi evidenziano un'impennata dei consumi. E l'aumento della richiesta si fa sentire anche in questo momento di crisi, che ha visto ridimensionare l'uso dell'auto da parte degli italiani. Tuttavia l'andamento anomalo all'apparenza non sempre del tutto giustificato è determinato anche da altri elementi». Così, oltre alla legge base dell'economia appare evidente che si possa sommare un tocco di psicologia, visto che proprio il periodo dedicato al riposo è quello nel quale l'automobilista risulta meno sensibile al costo della trasferta, ed è disposto a investire anche 10 o 15 euro in più per un pieno. Soprattutto da parte di chi usa poco l'auto durante il resto dell'anno.

L'estate che sta per iniziare si annuncia però particolarmente insidiosa, poiché ai classici elementi sempre attuali si uniscono quelli derivanti da due pericolose crisi a livello internazionale, che rischiano di avere ripercussioni sull'uso dell'auto nelle prossime settimane. Alla situazione in Irak, che ha già iniziato ad avere effetti negativi sul prezzo del greggio, si aggiunge il braccio di ferro tra Russia e Ucraina, dal quale può derivare una difficoltà di approvvigionamento di gas destinato al riscaldamento, ma anche all'autotrazione, con conseguenze difficili da prevedere. Ma che potrebbero portare a un drastico abbattimento dei vantaggi economici per chi ha scelto l'alimentazione bifuel, spinto anche dai recenti incentivi.

Torna quindi d'attualità la disputa sul tema della doppia velocità, che l'Unione Petrolifera respinge al mittente, poiché i responsabili tengono a precisare che non è l'andamento delle quotazioni del costo di un barile di petrolio a influire direttamente sul prezzo alla pompa, ma i veri riferimenti arrivano dalle rilevazioni internazionali effettuate quotidianamente da agenzie specializzate. E, si sottolinea, le differenze rispetto alle nazioni confinanti con il nostro Paese derivano dalla tassazione superiore al 60 per cento e da una rete con troppi punti vendita.

A peggiorare la situazione potrebbe anche contribuire il recupero del dollaro nel confronti dell'euro, che inesorabilmente influisce sul conteggio finale. Ecco allora che dopo un periodo di relativa stabilità, la tendenza dei prezzi nelle stazioni di rifornimento nell'ultima settimana è già partita al rialzo, ed è confermata anche per i prossimi dieci giorni.

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