Caos a Kabul: due vincitori per una poltrona

HeratIl risultato è ancora sotto chiave, e non salterà fuori prima di qualche giorno, ma la rissa è già cominciata e minaccia di durare a lungo. Da ieri mattina il presidente uscente Hamid Karzai e il suo principale sfidante, l'ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah si contendono la vittoria a colpi di battute e dichiarazioni a effetto.
La nuova battaglia si scatena non appena il portavoce della Commissione elettorale, Zekria Barakzai, annuncia la fine dello spoglio precisando che il tasso di partecipazione potrebbe aggirarsi fra il 40 e il 50%. A quel punto gli uomini di Karzai danno fuoco alle polveri. «I risultati iniziali dimostrano che il presidente ha ottenuto la maggioranza e quindi non ci sarà bisogno di ricorrere al ballottaggio» dichiara Den Mohammed, portavoce dell'ufficio elettorale del presidente. Il contrattacco è immediato e arriva per bocca dello stesso Abdullah. «Sono in testa - annuncia lo sfidante - i risultati delle province dimostrano che ho più del cinquanta per cento dei voti».
Difficile per ora dire chi la spari più grossa, di certo entrambi hanno bisogno di scaldare i propri sostenitori e tener viva la competizione in vista di giorni caldi e carichi d'incognite. Una vittoria di Karzai al primo turno rischia di scatenare la rivolta dei sostenitori di Abdullah convinti di aver le prove di numerosi casi di evidenti frodi. Una corsa al ballottaggio rischia invece di innalzare la tensione e innescare scontri tra la maggioranza pashtun fedele al legame di sangue con il presidente e la minoranza tagika che si riconosce in Abdullah.
I primi dati sulla partecipazione forniti da Zekria Barakzai ipotizzano, per quanto non confermati, una percentuale di votanti tra il 40 e il 50 per cento. Queste cifre non rappresentano certo una buona notizia per il presidente. Stando a quanto si è visto giovedì il calo più vistoso della partecipazione, rispetto al 70 per cento di 5 anni fa, si è registrato nelle province meridionali di Helmand, Farah, Kandahar e in quelle orientali dove più intensa è l'attività degli insorti. Lì le minacce talebane di colpire chiunque tentasse di votare sono andate a segno trasformando i seggi in aule deserte e lasciando molte urne semivuote. In quelle province, popolate in stragrande maggioranza da gruppi tribali pashtun, risiede il vero bacino elettorale di Karzai, la cornucopia di voti che nel 2004 gli garantì un trionfo assoluto. Nel Nord dove si concentrano sia la minoranza tagika, sia molti sostenitori politici di Abdullah la situazione di relativa tranquillità e l'assenza di minacce talebane hanno invece garantito un’affluenza di votanti assai maggiore. Il voto perduto dei pashtun minaccia dunque di compromettere le possibilità del presidente di spuntarla al primo turno e rafforza la posizione di Abdullah considerato ormai molto vicino alla meta del ballottaggio.
«I risultati ottenuti dai nostri osservatori nei seggi ci dicono che finora noi abbiamo il 63% mentre Hamid Karzai ha solo il 31%» ripete da ieri il portavoce Sayed Aqa Fazil Sancharaki. Stretta in questo fuoco di rivendicazioni e accuse la Commissione elettorale si trincera dietro il silenzio e invita i candidati ad abbassare i toni. Chiediamo ai candidati di comportarsi con prudenza e di avere pazienza, per ora non possiamo confermare nulla, aspettiamo di ricevere i fogli dei risultati» ripete il portavoce Barakzai, sottolineando che i risultati potranno essere ufficializzati solo «dopo il 25 agosto» quando la Commissione avrà finito di esaminare le oltre 100 denunce di brogli ricevute fino a questo momento. Nella rissa tra i due principali sfidanti si è inserito intanto anche il candidato Ashraf Ghani. L'ex ministro delle Finanze accreditato di un possibile terzo posto nella corsa alla presidenza e considerato l'uomo più vicino ai desideri e alla politica della Casa Bianca ha lanciato un durissimo attacco ad Hamid Karzai definendolo un presidente corrotto, senza rispetto per la legalità e pronto a tutto pur di restare al potere.


«Il quinto governo più corrotto del mondo ha dimostrato nella sua insaziabile brama di potere, di non aver alcun rispetto della legge e di esser pronto a violare ogni norma giuridica e costituzionale facendo uso di tangenti e risorse governative per garantire la rielezione del presidente» dichiara in un comunicato Ashraf Ghani secondo cui il comportamento di Karzai «ha gettato una pesante ombra sull'intero processo democratico».

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