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Crimea oggi al voto. Ma Kiev accusa: la Russia ci invade

Aperte le urne per il referendum secessionista in Crimea. Truppe russe penetrano per 20 km nel sud dell'Ucraina. Il governo ucraino denuncia l'invasione. LIVE DALLA CRIMEA

Crimea oggi al voto. Ma Kiev accusa: la Russia ci invade

La Crimea è tappezzata di manifesti giganti che invitano a votare «per la Russia» nel referendum di oggi. Alla vigilia dello strappo Kiev denuncia «l'invasione militare» dei soldati di Mosca nel sud dell'Ucraina con elicotteri, blindati e corpi speciali. Secondo i russi è un blitz per «proteggere» la centrale di pompaggio di un gasdotto. Un'ottantina di uomini elitrasportati ha occupato una striscia di terreno nella regione di Kherson adiacente al nord della Crimea. Da Kiev denunciano che «l'Ucraina è sotto attacco» e intimano ai soldati di ritirarsi altrimenti sarà guerra. La tensione è alle stelle ed ai posti di blocco in Crimea dei filorussi sono comparsi i militari armati del nuovo esercito indipendentista.
Il manifesto pro referendum più eloquente ha due mappe della penisola: una sovrastata da una cupa svastica e l'altro dalla scintillante bandiera di Mosca. La scelta è inevitabile in un voto già scritto che sancirà la vittoria schiacciante dei filorussi, che vogliono l'unione con Mosca (GUARDA IL VIDEO)

A Sebastopoli, in maniera ancor più sfacciata, sui poster c'è la data del voto, 16 marzo, e la scritta «torniamo a casa» ovvero in Russia, dopo 60 anni.
In Crimea la gente ci crede e fa la coda per ritirare le bandierine russe da esporre sulle finestre per far capire che il voto di oggi è una pura formalità (GUARDA IL VIDEO). A Sebastopoli nei palazzoni bianchi dove vivono gli ufficiali della marina ucraina, che ancora resistono nel loro quartier generale circondato, non c'è quasi più nessuno. Le famiglie sono partite per mettersi al sicuro. Da un terrazzino sventola una piccola, solitaria bandiera di Kiev.
Poco più avanti la «San Giorgio vittoriosa», una nave da sbarco della marina russa vomita una lunga colonna di camion (GUARDA LE IMMAGINI). Un prete cattolico, cappellano della Marina ucraina è stato prima rapito e poi liberato dalla polizia.
Gli unici a navigare controcorrente sono i tartari che non dimenticano la decimazione subita da Stalin nel 1944. «Io, la mia famiglia e tutti gli amici non andremo a votare per un referendum illegale» dichiara Fazil Gafarov, che fa il taxista.
Ieri a Mosca erano 50mila in piazza (la metà secondo la stampa russa) a gridare «giù le mani dalla Crimea» e «l'occupazione è un disonore».

Il copione, però, è già scritto secondo le previsioni dell'autoproclamato primo ministro della Crimea, Serghey Aksyonov: «Vincerà l'unione alla Russia con l'80% dei voti».
Le urne per il referendum saranno aperte dalle 8 alle 20 in 1250 seggi per poco più di un milione e mezzo di persone. I risultati ufficiali verranno comunicati lunedì, ma questa sera si saprà già tutto con gli exit poll commissionati ad un solo istituto «di fiducia».

Per il referendum pro forma sono arrivati 35 osservatori del Parlamento di Strasburgo compreso Fabrizio Bertot, eurodeputato di Forza Italia. Per farsi un'idea avrebbero dovuto venire ieri nella piazza principale di Sebastopoli, dove i filorussi sventolavano delle bandiere con l'immagine dell'ultimo zar, Nicolai Romanov, ammazzato dai bolscevichi (GUARDA LE IMMAGINI). Un centinaio di cosacchi in mimetica verde con fruste e sciabole ricurve gridavano fedeltà alla città urlando tre volte luba (sì) (GUARDA IL VIDEO). Nel frattempo le gente normale non è felice di poter ritirare al massimo con il bancomat l'equivalente di 37 euro al giorno e solo in alcuni sportelli.

Da Kiev Arseny Yatsenyuk, il primo ministro dell'Ucraina, ha annunciato che il 21 marzo firmerà l'accordo politico di associazione all'Unione Europea, ma si stanno aprendo nuovi fronti nell'est del Paese. Nelle ultime 48 ore ci sono stati 3 morti e diversi feriti negli scontri fra i filorussi, che vogliono un referendum come nella penisola ribelle, ed i «patrioti ucraini», che raggruppano pure i paramilitari ultranazionalisti di Pravi sektor. A Donetsk la sede dei servizi segreti è stata assaltata dai filorussi. A Kharkiv, «capitale» dell'Est, si terrà oggi una grande manifestazione pro Kiev potenzialmente esplosiva. Se scorresse del sangue filorusso Mosca è pronta a cogliere il pretesto per intervenire militarmente, come in Crimea.
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