E Jackie scriveva: "Non è che Kennedy sarà un donnaiolo?"

Un carteggio ritrovato da una casa d'aste irlandese potrebbe valere fino a 1,2 milioni di euro

New York - La riservatezza di Jacqueline Kennedy ha sempre intrigato. Alla sua morte, nel 1994, il New York Times ha scritto che «il silenzio sul suo passato, soprattutto sugli anni dei Kennedy e il suo matrimonio con il presidente, sono sempre stati un mistero». Quel silenzio è rotto in parte da un carteggio ritrovato da una casa d'aste irlandese tra la ex First Lady e un prete di Dublino: racconta emozioni, preoccupazioni, aspirazioni, pezzi di vita privata di Jacqueline, momenti del suo matrimonio con John F. Kennedy mai resi pubblici. Le lettere - la cui esistenza è stata rivelata dal quotidiano Irish Times - sono 33: 130 pagine scritte in dieci anni, tra il 1950 - quando Jacqueline era ancora la signorina Bouvier - e il 1964, l'anno dopo l'assassinio di Jfk. Secondo la casa d'aste, che le renderà pubbliche a giugno, valgono fino a 1,2 milioni di euro.

Caro Padre, è l'incipit delle lettere, firmate a volte con delle X. Jackie e padre Joseph Leonard si sono incontrati soltanto due volte: la prima quando lei aveva 20 anni e il sacerdote 73, la seconda con l'allora senatore Kennedy in visita a Dublino. Jackie racconta del suo amore per «il figlio dell'ambasciatore in Inghilterra» o lascia trapelare le sue preoccupazioni su Jfk, sulla possibilità che sia un donnaiolo, che «ama la caccia e si annoia con la conquista». Altrove scrive di «amare il matrimonio molto più di quanto mi piacesse all'inizio». Poi c'è il potere, quello che Jackie vede stando accanto a Jfk. La spaventa e la attira. È consumato dalle ambizioni, «come Macbeth», scrive del marito.

S'immagina in un «mondo scintillante di teste coronate e uomini di destino», un mondo che «può essere molto glamour da fuori, ma se ci sei dentro e ti senti solo può diventare un inferno». Come dopo l'assassinio del marito, che fa vacillare la sua fede e la rende «amara nei confronti di Dio»: «Avrei sempre preferito perdere me stessa» che perdere John.

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