E il Qatar vuole finanziare un fondo-Sarkozy

Di certo, nel futuro di Nicolas Sarkozy c'è la sua ambizione. Forse anche ingigantita dalla voglia di vendetta, politica e umana. Politica nei confronti dei socialisti e di Hollande, umana verso l'anti-Sarkozismo che l'ha sconfitto alle ultime elezioni. Ma il ritorno con grandeur dell'ex presidente di Francia è una strada per ora divisa in due: da una parte la ridiscesa in campo per l'Eliseo, nel 2017; dall'altra il mondo degli affari.
Si parla di cifre milionarie. Ci sono fondi di investimento sovrani pronti a finanziare un fondo di private equity targato Sarkò: l'ex presidente ci metterebbe la faccia, la capacità di intermediazione e di trattare con gli investitori, le conoscenze, la possibilità di aprire facilmente porte sigillate. Insomma un ruolo «non esecutivo», come spiegava ieri il Financial Times, per un fondo che potrebbe sostenere imprese in mercati emergenti come il Brasile, o investire in Marocco e in Spagna. Sarkozy non investirebbe di persona, ma dietro di lui ci sarebbe un nome ingombrante: il Qatar. Si sa che fra l'emiro e l'ex presidente i rapporti sono più che amichevoli, si sa che il Qatar estende le sue mire sempre più sul Vecchio continente e sulla Francia. Ora il fondo sovrano qatariota sarebbe pronto a offrire 500 milioni di euro per sostenere un fondo col nome di Sarkozy. E non sarebbe soltanto la prova di un intreccio sempre più forte tra affari dell'emirato e della République: perché - come ha suggerito un anonimo coinvolto nella trattativa al Ft - così facendo «il Qatar sta scommettendo sul prossimo presidente». Anche se in realtà Sarkozy sarebbe ancora indeciso proprio fra occuparsi soltanto di affari («ha detto che un giorno si metterà a fare soldi» ha raccontato un intimo della sua cerchia) e ri-occuparsi di politica («ma è più attratto dal potere» ha concluso la stessa voce). La possibilità che si ripresenti alle presidenziali del 2017 per ora è molto concreta ed è stata annunciata dallo stesso Sarkozy in una intervista appena pubblicata sul settimanale Valeurs Actuelles, in cui spiega che per lui la politica è «una noia mortale», ma potrebbe essere «obbligato» a tornare, nell'interesse della Francia. Il pronostico è cupo: «Ci sarà una crisi sociale. Poi finiremo in una crisi finanziaria di violenza fuori dal comune e tutto finirà con disordini politici». La debolezza di Hollande e il suo crollo nei sondaggi spingono Sarkozy a considerare la strada per l'Eliseo; d'altra parte lui stesso sbandiera il rischio di una crescita degli estremismi (di destra e di sinistra) come un motivo per avviare una riconciliazione nazionale. Che solo lui potrebbe tentare.

Secondo i suoi consiglieri però non dovrebbe impegnarsi negli affari: i francesi vedrebbero negativamente un presidente-affarista, già segnato dalla fama del bling-bling. Perciò, per ora, «considera le opzioni». Le elezioni in fondo sono fra quattro anni.

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