Egitto, esplosioni e scontri: incendiate sedi Fratellanza, ucciso anche un americano

Assalto alle sedi dei Fratelli musulmani, un fotografo americano tra i quattro morti. Domani il megacorteo al Cairo per chiedere le dimissioni del presidente Morsi

Egitto, esplosioni e scontri: incendiate sedi Fratellanza, ucciso anche un americano

È di nuovo caos in Egitto. Alla vigilia del 30 giugno, la giornata del primo anniversario di presidenza di Mohamed Morsi e che movimenti e opposizioni vorrebbero segnasse l’inizio della fine del "regno" dei Fratelli musulmani, torna a scorrere sangue. Negli scontri ad Alessandria sono morte due persone, tra cui un cittadino americano ucciso da una coltellata. I feriti solo più di 140, molti colpiti da proiettili a pallettoni. L’amministrazione Obama ha lanciato l’allarme chiedendo ai cittadini americani di evitare, se non è necessario, di andare in Egitto.

Le piazze contrapposte di pro e anti Morsi hanno messo in atto una prova di forza a distanza, nelle regioni del nord del paese, in particolare nel Delta, dove esplodeva la rabbia contro la Fratellanza. La contrapposizione frontale fra coloro che sostengono il primo presidente proveniente dalle fila dei Fratelli musulmani e coloro che invece vogliono che se ne vada, accusandolo di avere trascinato il paese in una crisi durissima e di averlo spaccato a metà, è diventata visibile e tangibile. Sedi della fratellanza sono state assaltate ad Alessandria, e in varie località del delta del Nilo, dove da mercoledì il bilancio delle vittime è salito a cinque persone. Ad Alessandria la sede della Fratellanza è stata data alle fiamme davanti ad una folla che inneggiava contro la guida spirituale del movimento. Proprio qui si trovava l’americano di 28 anni, un insegnante secondo alcune fonti, un cameraman free lance di un’emittente americana secondo quanto riferito all’Ansa dal capo della sicurezza della città. L’uomo è stato trasportato all’ospedale militare dopo essere stato pugnalato e li è deceduto. L’Ambasciata degli Stati Uniti al Cairo sta verificando quanto accaduto, mentre oggi in piazza era apparto uno striscione antiamericano con la scritta: "Obama sostiene il terrorismo".

In serata la piazza degli anti Morsi, la mitica piazza Tahrir, e il piazzale davanti alla moschea Rabaa el Adaweya, scelta dagli islamici per il loro sit in di sostegno a Morsi, erano colme di decine di migliaia di persone. All’ora della preghiera entrambe erano avvolte in un silenzio surreale mentre i manifestanti pregavano e simbolicamente si contavano per dimostrarsi reciprocamente di non rappresentare tutto il paese. Il portavoce della Fratellanza Gehad el Haddad ha accusato "teppisti" dell’ancien regime di aver lanciato gli attacchi alle sedi della Fratellanza, ma anche rilanciato su twitter le voci secondo le quali a piazza Tahrir sono state distribuite foto dell’ex rais Hosni Mubarak. Il leader del fronte di salvezza nazionale di opposizione Mohamed el Baradei ha tentato di calmare la situazione condannando qualsiasi tipo di violenza. "Più pacifici siamo più forti diventiamo", ha scritto su un messaggio Twitter. Inconciliabili ormai le due piazze. "Sono musulmana ma non voglio Morsi. Ha spaccato il paese e il suo discorso, le sembra degno di un presidente della repubblica?", chiede Fatma, ingegnere a piazza Tahrir con la bandiera egiziana. Le replica da lontano Hamza, funzionario pubblico dei fratelli musulmani che partecipa al sit in di Rabaa. "Voglio dare il mio sostegno a Morsi, alla sua legittimità di presidente eletto dalla maggioranza degli egiziani. Voglio difendere la rivoluzione dall’ancien regime che vuole tornare al potere in coalizione con l’opposizione".

In una giornata carica di tensione l’esercito ha nuovamente fatto sentire la sua voce. Il portavoce delle forze armate Ahmed Ali ha detto di volere "rassicurare" gli egiziani sottolineando che l’esercito protegge loro e i loro beni, consapevole del suo ruolo nel compiere "questa missione".

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