Fatwa di Primavera: mai più donne in giro sole

Ce l'abbiamo di fronte, a una smotorata di peschereccio da Mazara del Vallo. É la Tunisia: tè alla menta, cuscus e tramonti infuocati, Paese popolato da musulmani dolci e gentili. Poi venne la «primavera araba», e anche i pellegrinaggi alla tomba di Bettino Craxi ad Hammamet cominciarono a scemare. E poiché l'offensiva salafita non accenna a diminuire, e anzi ogni giorno che passa la stretta integralista si accentua, eccoci ora a quello che somiglia a un brutto punto di svolta. La notizia è che lo sceicco salafita Ben Hassan ha emesso una fatwa, una condanna religiosa, con la quale ha sancito il divieto per le donne di viaggiare se non con il marito, qualora siano sposate, o con un «mahram», uno zio, un cugino, un fratello. Come delle minorate, come delle impedite, come ai tempi in cui al mercato dei cammelli di Kairouan, e tra i tappetari che avevano i loro fondachi nelle medine, si vedevano solo uomini. Secondo sua eccellenza Ben Hassan la prescrizione vale sia per i viaggi su lunghe distanze, che per i fuori porta, tipo un'andata e ritorno da Tunisi a Sousse, roba di un'ora di treno. Per un'incursione al supermercato forse si chiuderà un occhio.
Si diceva dell'Arabia Saudita, dove la signora Manal al Sharif balzò agli onori della cronaca per aver infranto la legge non scritta che vieta alle donne di mettersi al volante. Si diceva degli afghani, delle teste mozzate e delle lapidazioni per chi infrange le regole del Corano. Ma di questo passo, a una smotorata da Mazara del Vallo, potremmo vedere presto i televisori appesi con un nodo scorsoio ai lampioni dei boulevards di Tunisi, come nella Kabul del mullah Omar.
Vi pare esagerato? Allora sappiate - li ha contati il corrispondente dell'Ansa da Tunisi - che negli ultimi otto mesi (tre solo la settimana che si chiude oggi) si sono registrati 35 attacchi contro monumenti, mausolei, luoghi di preghiera dei santi sufi. Danneggiamenti, saccheggi, incendi per distruggere le tracce di quelli che abbracciarono una dottrina che per il suo spiritualismo, la sua tolleranza e la sua apertura al confronto è perciò stesso la bestia nera dei salafiti che sono gli unici, secondo loro, ad avere la verità di Allah in tasca.
Sono sempre loro, i musulmani a trazione integrale che si stanno attestando sempre più in profondità in tutto il Maghreb, fino al Cairo e ad Alessandria, che stanno cercando di imporre alle studentesse che frequentano l'università di Manouba, a Tunisi, il velo, arnese che da 60 anni almeno non si usa più, soprattutto nelle città. Certo, molti hanno reagito con rabbia agli attacchi degli integralisti, ma la sensazione che la corrente tiri in quella direzione, e che sia inutile cercare di opporvisi comincia a farsi strada anche fra la «maggioranza silenziosa».

É il wahabismo, la corrente tradizionalista saudita che cerca di farsi strada a furia di petrodollari nei Paesi del nord Africa, che sta vincendo la partita. E rintuzzarla, con le sue barbe, i suoi veli, i suoi divieti e i suoi «peccati», non sarà facile.

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