Francia nel caos per un comico «Stop allo show antisemita»

Francia nel caos per un comico «Stop allo show antisemita»

Vuoi sfottere Gesù Cristo, e magari anche il Padreterno? Non c'è problema. Due risate sulla testa insanguinata del vecchio Giudeo inchiodato alla croce sul Golgota, mentre nel cielo color piombo visto ne I Dieci Comandamenti si scatenano lampi e tuoni, sono sempre gradite. E due berci sul Paradiso, location venuta buona per ambientarci perfino la réclame di un noto torrefattore di caffè? Ma certo, perché no? E due lepidezze sul Padre, che poi sarebbe sempre il Figlio, per via di quella faccenda della Trinità? Ci vogliamo privare delle barzellette su quelli che si presentano al Suo cospetto, introdotti in genere da San Pietro, per il cazziatone di rito? Volendo, se proprio se ne sente la necessità, si può sfottere anche il Dio degli ebrei. È una faccenda un po' più delicata, perché quelli in genere si scocciano un po'. Ma se c'è una cosa che non si può fare mai, neanche per scherzo –cioè: soprattutto per scherzo- è cazzeggiare su Allah e il suo profeta. Stupisce (ma naturalmente lui l'ha fatto apposta) che il comico francese Dieudonné abbia dimenticato la vecchia regola, andando a infognarsi in una polemica che dalla Rive Gauche, dove poteva restarsene tranquillamente confinata, sta facendo ora il giro del mondo. Le notizie, intanto. Le quali notizie sono essenzialmente due. La prima è che i giudici del Tribunale amministrativo di Nantes avevano consentito la rappresentazione, inizialmente vietata, dello spettacolo «Le mur»”, già programmato per la serata di ieri allo «Zenith» di Saint-Herblain. Per i giudici, visti anche i risultati ottenuti a Parigi dallo spettacolo, quella pièce «non ha provocato disordini pubblici». La seconda notizia è che la decisione del Tribunale non è piaciuta al ministro dell'Interno, Manuel Valls, il quale ha annunciato un ricorso «immediato» al Consiglio di Stato, poiché il Tar «ha confermato la tesi che fa del rispetto della dignità della persona umana una componente fondamentale dell'ordine pubblico». È finita naturalmente che ad aver ragione è stato il ministro. E il Consiglio di Stato ha mostrato pollice verso al comico e alla sua quenelle, quel gesto a braccio teso, ma rivolto in basso, che si vorrebbe apparentare al saluto nazista fatto un po' a rovescio. Niente spettacolo dunque, mentre il comico può gridare alla coartazione della libertà personale e alla sconfitta della democrazia eccetera eccetera. Sufficientemente scaltro da non titillare gli zebedei dei musulmani, questo Dieudonné M'Bala M'bala non deve aver tenuto conto del fatto che anche sfrucugliare il mondo ebraico, dopo l'Olocausto e la Shoah, è faccenda che poco si presta, oggettivamente, alla vis comica. Niente a che vedere, naturalmente, col plumbeo bacchettonismo del mondo islamico, arrivato a pretendere (vedendosi perfino dar ragione da certi giudici) la non esposizione del crocefisso in locali pubblici.

Ricordate il regista Theo Van Gogh, ucciso per aver girato nel 2004 un film sulla violenza contro le donne nel mondo islamico? E la hostess della British Airways sospesa perché indossava in servizio una catenina con crocefisso? E l'attentato contro la sede del giornale Charlie Hebdo, nel novembre del 2011, per le vignette satiriche su Maometto? E i fumetti che corbellavano il Profeta, apparsi su giornali danesi e norvegesi nel 2005? E le bandiere bruciate, e l'ambasciatore Usa in Libia ucciso nella violenza scatenata dal film Innocence of Muslims, due anni fa? Ce n'era abbastanza, oggettivamente, perché il signor Dieudonné si tenesse alla larga da due delle tre grandi religioni monoteiste. È sui cristiani, che sono così moderni, e spigliati (e indifferenti) che si possono rovesciare a cuor leggero vagoni di m…

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