Il giudice la costringe al parto e le toglie la figlia: "È depressa"

Una donna italiana a Londra per lavoro ha un attacco di panico in albergo Ricoverata, subisce un cesareo a sua insaputa. E la bimba? Data in adozione

Il giudice la costringe al parto e le toglie la figlia: "È depressa"

Una figlia strappata dal grembo della madre che ora rischia di vederla adottare da una coppia di estranei grazie all'intervento dei servizi sociali inglesi. É questa l'incredibile storia di cui è protagonista una cittadina italiana ora al centro di una disputa legale internazionale senza precedenti. A renderla pubblica è stato il legale della donna, Brendan Fleming, un avvocato che da anni si occupa soltanto di casi come questo. Il nome della signora a è protetto dall'anonimato per motivi legali, ma si sa che la vicenda risale all'estate del 2012. La donna, agli ultimi mesi di gravidanza, era arrivata in Inghilterra in luglio, per un training organizzato dalla sua aerolinea all'aeroporto di Stansted. Nell'hotel dove alloggiava aveva avuto una sorta di attacco di panico e aveva chiamato la polizia. Appena arrivati gli agenti l'avevano trovata al telefono con la madre che li aveva informati della sindrome bipolare di cui soffre la figlia. A quel punto la donna era stata scortata in un ospedale psichiatrico, ufficialmente per controllare che la bambina stesse bene. Quando però si era rasserenata e aveva chiesto di poter rientrare al suo hotel non poteva più farlo dato che i medici avevano deciso di trattenerla perchè psichicamente instabile. Cinque settimane più tardi i servizi sociali dell'Essex erano riusciti ad ottenere dall'Alta Corte l'autorizzazione a sedarla e farla partorire con un taglio cesareo a sua completa insaputa. La signora ha raccontato che il mattino del parto le era stata negata la colazione senza darle alcuna spiegazione a riguardo e poi che era stata sedata contro la sua volontà. Quando si era svegliata aveva scoperto che la bimba era stata fatta nascere ed era stata data in affido ai servizi sociali. Una volta rientrata in Italia e dopo essersi completemente rimessa, nel febbraio scorso la donna era tornata in Inghilterra per riprendersi sua figlia. Non solo non le è stato possibile, ma le hanno anche comunicato che la piccola, di quindici mesi, doveva rimanere con i servizi e che in futuro potrebbe essere data in adozione. «Si tratta di un caso che non ha precedenti per come è stato condotto - ha spiegato al Sunday Telegraph il legale della donna - anche se le autorità coinvolte hanno agito nel miglior interesse della bambina, avrebbero dovuto immediatamente contattare i parenti più vicini della signora e i colleghi dei servizi sociali italiani. Non ho mai sentito nulla del genere in 40 anni di lavoro. Anche in casi estremi, in cui una persona è molto malata e non è in grado di dare un consenso ad un intervento, costringere qualcuno a partorire con un cesareo è un'ipotesi estrema». Anche l'Alta Corte di Roma si è occupata della questione chiedendo per quale motivo le regole dell'assistenza sociale inglese siano state applicate con tanto zelo alla figlia di una madre italiana «residente in Italia». Ci si è domandato inoltre perchè i servizi insistano nel volerla tenere in un istituto piuttosto che consegnarla ad una famiglia americana di amici della madre che si era offerta di prendersene cura. Sulla vicenda verrà presentata questa settimana un'interrogazione parlamentare dal Liberaldemocratico John Hemming.

«Ho assistito a parecchi casi di abusi portati all'attenzione dei tribunali di diritto famigliare ma questo mi sembra il piu' estremo - ha spiegato il deputato - e sono preoccupato dal modo in cui vengono prese le decisioni sulla salute mentale delle persone. Spesso si agisce senza minimamente preoccuparsi degli effetti devastanti che queste azioni avranno sulla vita dei singoli individui».

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