Hollande mette la museruola a Valérie

«Mister Ordinary». Così, tramortiti dalla melensaggine dell'uomo, l'hanno soprannominato quelli dell'International Herald Tribune, sottolineando il contrasto con lo stile scoppiettante, «bling bling», di Nicolas Sarkozy.
Lui naturalmente è Francois Hollande, la versione francese buonista e politicamente corretta -fino allo sbadiglio e oltre- dello stile Zapatero, se qualcuno ancora ricorda il tratto gentile e politicamente dimenticabile dell'ex primo ministro spagnolo; quello che la stampa madrilena aveva soprannominato «Bambi» per via dei suoi sorrisi da elfo buono e delle sue ciglia disneyane.
Ieri il presidente francese, dopo giorni di temporali mediatici e di imbarazzato silenzio sul tema, ha rotto il silenzio stampa sul tweet affair che ha travolto la sua compagna, la giornalista Valérie Trierweiler, e ha innescato l'ennesima polemica sulla presenza di una cronista nervosa, irascibile e vendicativa come una mangusta all'Eliseo. La storia, che aveva fatto infuriare perfino un uomo mite come Hollande, era cominciata con un tweet di appoggio spedito dalla premiere dame di Francia al dissidente socialista Olivier Falorni, spiazzando clamorosamente Hollande che per le elezioni a La Rochelle appoggiava invece ufficialmente la sua ex compagna (e madre dei suoi quattro figli) Ségolène Royal.
«Vaudeville», «Dallas all'Eliseo», «Teatrino di strada» avevano sparato dai banchi della destra per dipingere la situazione all'interno del partito socialista.
Insomma: una tempesta perfetta. Uno come Sarkozy sarebbe uscito dall'impasse con una battuta di spirito. Hollande il grigio, se ne è uscito con una delle sue frasi a non effetto. «Io la capisco -ha detto riferendosi alla Trierweiler-; lei vuole mantenere la sua vita professionale. Io però - ha aggiunto il presidente nelle interviste per la Festa della Bastiglia - sono per una chiara distinzione tra la vita pubblica e quella privata. Gli affari privati si regolano in privato», ha infine commentato, spiegando di aver detto ai suoi familiari (e cioè ai suoi figli, che detestano cordialmente la compagna di papà) di accettare «scrupolosamente» questo principio. Quanto allo «status» della Trierweiler, Hollande ha precisato che «lei vuole mantenere la sua attività professionale. Sarà al mio fianco quando il protocollo lo richiederà, e questo non è poi così frequente».
È lo stile Hollande, il presidente-cittadino che ha imposto ai suoi ministri un approccio al servizio pubblico che dire sobrio, se non conventuale, pare un eufemismo. Per dire: il treno invece dell'aereo; e se deve essere aereo, posti in «turistica»; utilitarie anche per gli alti funzionari governativi; il Muscadet al posto dello champagne nei ricevimenti ufficiali. Un filo populista e demagogico? Certo, ma è quello che la gente, stufa della pompa dei politici voleva vedere. Nella sua uscita pubblica, Hollande ha avuto parole anche per la nazionale di calcio. E anche qui lo stile è quello del professore di matematica diventato preside.
«Quando si porta la maglia della nazionale ci vuole rispetto» ha detto a proposito dell'eliminazione della Francia nei quarti all'Europeo. Obiettivo delle sue parole i comportamenti isterici di Samir Nasri, Hatem Ben Arfa e Yann M'Vila, che passeranno qualche guaio con la Federazione. «Guardate gli spagnoli -ha detto. Guardate come sono collettivi. Il loro Paese non sta economicamente bene, ma la loro nazionale è riuscita a dare grande gioia al popolo.

E poi, quando si porta la maglia della nazionale francese, bisogna anche pensare a chi soffre». Un uomo in grigio. «Rain man», l'uomo della pioggia, per dirla con la stampa inglese; grigio come le nuvole che hanno caratterizzato questo inizio d'estate i cieli di Francia.

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