Hollywood bombarda Obama Serie di film contro i suoi droni

Dagli X-Men a Capitan America: scene con richiami espliciti, in negativo, agli omicidi mirati con gli aerei-robot

Hollywood bombarda Obama Serie di film contro i suoi droni

Assomigliano a enorme bare nere, volano lenti e in verticale sopra un territorio montagnoso, scuro, lungo qualche remoto confine straniero e scaricano armi di distruzione contro obiettivi ritenuti una minaccia alla sicurezza globale. Non è un attacco con droni alle frontiere del Pakistan o in Yemen, ma una delle scene del nuovo film X-Men, Days of Future Past, in questi giorni nelle sale in America. In questo caso, la minaccia alla sicurezza globale ha il volto dei mutanti, protagonisti dei fumetti della Marvel.
Le immagini, sebbene l'ennesimo film sui supereroi che sbanca i botteghini, hanno sollevato domande politiche e per il Daily Beast «mettono in questione l'uso di robot militari e sottolineano i danni che possono arrecare a civili». Non è la prima volta, in questi mesi, che grandi produzioni hollywoodiane lanciano una critica contro l'utilizzo da parte della Cia e della Difesa americana di droni, velivoli senza pilota il cui utilizzo per colpire terroristi all'estero è aumentato sotto l'Amministrazione Obama. Proprio mentre il governo decide di pubblicare le ragioni giuridiche dietro gli attacchi con droni contro cittadini americani all'estero - il caso di Anwar Al Awlaki in Yemen nel 2011 - e mentre secondo il Wall Street Journal alti ufficiali dell'esercito fanno pressioni sul Dipartimento della Difesa per poter pubblicamente difenderne l'utilizzo per arginare le crescenti critiche negli Stati Uniti e all'estero, la stampa si rende conto che l'innamoramento di Hollywood per il premio Nobel per la Pace Barack Obama si scontra con la realtà non cinematografica delle tecnologie militari preventive.
In un'altra pellicola originata dai fumetti della Marvel, il nuovo Captain America: The Winter Soldier, gli eroi si scontrano con un programma della Cia: maxi droni capaci di processare miliardi di dati e identificare potenziali minacce strategiche. «La sua ispirazione - ha scritto il New York Times sul film - è il presidente Obama, il candidato ottimista della speranza e del cambiamento», che in un discorso all'Accademia militare di West Point mercoledì ha difeso ancora una volta l'utilizzo dei droni e spiegato che nei prossimi mesi la sua Amministrazione lavorerà con il Dipartimento della Difesa per aumentare la trasparenza sui controversi attacchi. E per essere sicuri di non farsi trasportare troppo dallo spirito della «science fiction», i registi Joe e Anthony Russo hanno definito la loro pellicola un film «sugli attacchi con i droni, la killing list del presidente e la tecnologia preventiva».
Certo, c'è l'esagerazione hollywoodiana in un Robert Redford nei panni di un politico che sostiene che usare super droni per uccidere 20 milioni di persone nel tentativo di salvarne sette miliardi sarebbe legittimo. Nella realtà, si chiede Joe Russo, «se dici di poter estirpare con un drone un nemico, cosa accade se dici di estirparne cento con cento, mille con mille? A che punto ti fermi?». E anche se un anno fa Obama ha detto che la sua Amministrazione avrebbe progressivamente arginato gli attacchi, José Padilha, regista del remake di RoboCop, ammette: «Abbiamo paura dei droni». Lui dice di aver fatto un film proprio su questo, e infatti sullo schermo ci sono velivoli senza pilota che sparano su città e combattono tra loro. Padilha a febbraio ha raccontato di non essere spaventato dalla tecnologia di per sé, «ma certe tecnologie possono essere dannose e pericolose, una di queste sono i droni».


E quella che qualcuno ha definito una delle politiche che segnerà l'eredità obamiana ha fatto irruzione - negativamente - anche in televisione. Nella serie Homeland, il sergente dei marine Nicholas Brody si arruola ad Al Qaeda dopo essere rimasto traumatizzato dall'uccisione di un bambino in un attacco di droni in medio oriente.

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