Non sarebbero morti durante l'abbattimento del loro aereo da parte dei siriani, ma sarebbero stati catturati e poi uccisi i due ufficiali del caccia turco F-4 Phantom attaccato il 22 giugno scorso. Secondo la tv satellitare Al Arabiya, dopo l'attacco siriano i due piloti furono catturati vivi, con l'aiuto delle truppe russe, nel porto di Tarotus; in seguito poi sarebbero stati uccisi dalle forze fedeli ad Assad, anche su consiglio di Mosca. A provarlo ci sarebbero dei documenti siriani segreti, dei quali Al Arabiya sostiene di aver verificato l'autenticità. Secondo il network in particolare c'è un documento, inviato dall'ufficio di Assad al generale Hassan Abdel Rahman (indicato come il capo dell'unità operazioni speciali) in cui si spiegherebbe che «i due piloti turchi sono stati catturati dall'intelligence dell'aeronautica siriana dopo che il loro jet è stato abbattuto in coordinazione con la base navale russa (nella città siriana) di Tartous». E poi, in un altro documento spedito dalla presidenza ai servizi segreti: «In base alle informazioni e alle istruzioni dalla leadership russa è emersa la necessità di eliminare in modo da farla sembrare morte naturale i due piloti turchi catturati dall'unità operazioni speciali e i loro corpi debbono essere riportati sul luogo dell'incidente in acque internazionali». I corpi del capitano Gokham Ertan e del tenente Hasan Huseyin Aksoi furono ritrovati sul fondo del mare.
Se Al Arabiya ha riaperto il caso che ha portato Ankara e Damasco quasi sull'orlo del conflitto, in Siria intanto si continua a combattere. È di almeno 49 morti, fra cui 23 civili, il bilancio delle vittime delle violenze di ieri (dopo i 120 morti registrati venerdì).
I combattimenti proseguono intorno a Damasco e soprattutto ad Aleppo, la seconda città del Paese, dove ribelli e truppe fedeli ad Assad ieri hanno continuato a scontrarsi. E dove ci sono stati ancora bombardamenti nei quartieri di Sakhur, Salaheddin, Baba al-Adid e Karm al-Jabal, dopo l'offensiva lanciata tre giorni fa dai ribelli.
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