In fondo, la stranezza era che la Spagna di Zapatero ci fosse arrivata per prima, scandalizzando i benpensanti e gli illusi di casa nostra, quelli ancora convinti che la Spagna fosse ancora quella di Franco, ovvero la vecchia, «cattolicissima Spagna» di donna Isabella. E quelli persi nel mito del «macho» latino, che nel frattempo svaporava sullo sfondo di vecchie pellicole con Lucia Bosè mentre certi giovanotti moderni, con in testa la lucerna della «Guardia Civil», riuscivano ad ottenere dai loro superiori alloggi nelle caserme per sé e i loro fidanzati. Si alzò lì, fra le ramblas di Barcellona e la Gran Via di Madrid quel vento nuovo che ieri -ma con quanto ritardo- si è ingolfato infine anche tra i banchi dell'Assemblea nazionale francese, portando una ventata di modernità anche nel cuore dell'Europa.
Consoliamoci così. La legge sui matrimoni gay doveva essere una «vittoria» della Francia, terra di libertè ed egalitè per eccellenza da una pezzo, e invece a Parigi ci arrivano a scoppio ritardato, perdendo in effetti un bel po' di smalto e di allure progressista. Però ci sono arrivati, come anche madame Carlà si augurava in cuor suo («ho un sacco di amici, uomini e donne, in questa situazione, e non ci vedo niente di perverso») scontentando il suo tradizionalissimo marito. La fumata bianca, in attesa di quella che si alzerà prossimamente dal Vaticano (a ciascuno la sua fumata) si è levata ieri pomeriggio sui cieli dell'Assemblea, che ha adottato con 100 voti di scarto -329 a 229- la legge sulle nozze e l'adozione di figli da parte di coppie gay. Il provvedimento passa ora al Senato. Una legge facile facile, farcita di pochi articoli, il principale dei quali recita sereno che «il matrimonio si contrae fra due persone di sesso diverso o dello stesso sesso».
Vince la Francia socialista di Hollande, che non si è fatto scoraggiare dagli oppositori, cattolici in testa, scesi in piazza contro la legge, nè dalla dura opposizione espressa dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Forte del formidabile appoggio garantitogli dalla lobby degli omosessuali, e dalla loro capacità di «contare», nello schieramento di sinistra, Hollande ha tenuto duro.
L'irresistibile vento partito da Madrid soffierà quanto prima anche sulla Gran Bretagna di David Cameron, che si è battuto contro i suoi stessi compagni di partito per far approvare il «Marriage Bill», la legge che prevede la legalizzazione delle nozze gay e che lo scorso 5 febbraio ha ricevuto il primo sì alla Camera dei Comuni.
Senza contare gli imprevedibili effetti che la manifestazione organizzata per il 24 marzo dagli oppositori al «matrimonio per tutti» potrebbe avere al Senato.
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