Obama come Grillo e Lady Gaga Si fa il suo Facebook elettorale

Il presidente rilancia la strategia vincente del 2008: pronto il nuovo social network che riunisce e mette al lavoro i fans del leader democratico. SEZIONE ELEZIONI USA 2012

Obama come Grillo e Lady Gaga Si fa il suo Facebook elettorale
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Barack Obama, presidente ormai quasi uscente con il fiato un po’ corto per via dei sondaggi che indicano il suo prossimo avversario repubblicano Mitt Romney avvicinarsi pericolosamente in Stati chiave come Ohio, Virginia e Florida, conferma che la campagna elettorale è l’attività politica in cui è più versato. Un articolo del Wall Street Journal informa su una sua iniziativa in ambito tecnologico che lo avvicina, almeno in questo senso, all’italico Beppe Grillo, inventore del partito-che-non-c’è tutto basato sul volontariato internettiano. Per non dire della famigerata Lady Gaga, «cantante del XXI secolo», molto Facebook e poco talento.

Dopo aver affascinato le generazioni più giovani nel 2008 con un largo impiego di tecnologia on-line, quest’anno Obama ha deciso di rilanciare affidando le sorti della sua campagna a un nuovo social network battezzato Dashboard, termine che può essere tradotto come «cruscotto». In pratica si tratta di una specie di Facebook nel quale si possono incontrare virtualmente tutti i fans del presidente, ovviamente con l’obiettivo di lavorare insieme per permettergli di essere rieletto alla Casa Bianca per altri quattro anni.

L’idea, semplice ma brillante, è di trasformare il computer di ogni volontario in una specie di comitato elettorale portatile, evitando di affittare inutilmente locali e riducendo drasticamente le spese del telefono. E se la classica campagna «porta a porta» rimane uno strumento di propaganda insostituibile, Dashboard consentirà di migliorarla permettendo ad ognuno di creare il proprio Neighborhood team, una squadra d’azione locale. Che potrà organizzare gli eventi scrivendo direttamento sul proprio laptop o smartphone, mantenendo la propria costante reperibilità con gli altri volontari con il comodo mezzo della posta elettronica.
È chiaro, come scrive il Wall Street Journal, che l’idea di Obama è di riaccendere gli entusiasmi giovanili che quattro anni fa, anche grazie all’impiego delle tecnologie on-line, lo proiettarono alla Casa Bianca. Il presidente cerca anche di compensare così l’annunciato strapotere dei repubblicani per quanto riguarda la pubblicità in televisione.

Intanto, però, alcuni dati in arrivo da Stati della cosiddetta «America profonda» mettono (o dovrebbero mettere) qualche preoccupazione a Obama. Nell’Arkansas e nel Kentucky si sono tenute primarie democratiche di nessun valore concreto, visto che il partito ha già scelto nel presidente uscente il suo unico candidato, ma tali da far fare al titolare della Casa Bianca una serie evitabilissima di brutte figure. Nello Stato di Bill Clinton, Obama ha raccolto solo il 59 per cento dei voti, superando a fatica uno sconosciuto avvocato venuto addirittura dal Tennessee. Peggio ancora nel Kentucky, dove il presidente ha ricevuto il 58 per cento, mentre il rimanente 42 per cento dei votanti ha scelto di dichiararsi uncommitted, cioè in pratica di votare scheda bianca pur di non sostenere Barack Obama. E la settimana prima, in West Virginia, il 43 per cento dei votanti democratici aveva scelto un gesto di sfregio nei confronti di Obama, segnando sulla scheda il nome di un carcerato - Keith Judd - invece che il suo.

Altri segnali mostrano che il fronte obamiano mostra qualche crepa di troppo in vista della battaglia elettorale che culminerà nel voto del 6 novembre. L’ultimo attacco è arrivato dall’interno del partito.

La candidata democratica al Senato per il North Dakota Heidi Heitkamp ha preso le distanze dal presidente spiegando che secondo lei Obama avrebbe «fallito nell’unico test che l’America aveva per lui, ovvero unire il Paese». E chissà se cercare di mettersi in sintonia col mondo dei suoi sostenitori attraverso Dashboard risolverà il problema.

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