Ora i cervelli fuggono pure da Londra

Ora i cervelli fuggono pure da Londra

LondraL'Inghilterra non è più la Terra Promessa per le menti brillanti e ambiziose. Ogni anno i suoi cervelli migliori l'abbandonano in massa alla ricerca di lidi più accoglienti. Nei giorni scorsi, Nick de Bois, segretario della Commissione parlamentare britannica che si occupa della materia, ha affermato dalle colonne del quotidiano «Daily Telegraph» che il Paese ha bisogno di «un cambiamento culturale» per arginare il flusso migratorio in uscita dei talenti nazionali.
La ricetta è semplice: bisogna incoraggiarli a restare premiando i loro successi, offrendo maggiori possibilità, dando spazio all'innovazione liberandosi per sempre da quell'equivoco che scambia l'intraprendenza e la volontà di arrivare con il più cinico arrivismo. Secondo gli ultimi dati raccolti dall'Ufficio Nazionale di Statistica tra il 2001 e il 2011 più di tre milioni e mezzo di persone hanno lasciato per sempre il Regno Unito. E contrariamente alla percezione generale secondo cui questi emigranti di nuova generazione sarebbero in maggioranza pensionati in cerca del loro posto al sole, le cifre rivelano con incontrovertibile certezza che soltanto 125mila di quelli che se ne sono andati hanno raggiunto un'età pensionabile.
Insomma, non sono più gli anziani quelli che scappano dalle umide terre britanniche per andare a riscaldarsi le ossa in Spagna o in Grecia.
Ad andar via invece sono i soggetti nel pieno della loro maturità lavorativa. Secondo le statistiche in dieci anni 1.963.000 soggetti di un'età compresa tra i 25 e i 44 sono fuggiti altrove. «I nostri specialisti, quelli più attivi, continuano a lasciare il Paese - ha spiegato de Bois - per far fruttare i propri talenti in altri Stati, per far crescere l'economia di altri Paesi nel mondo».
Il segretario ha inoltre sottolineato con forza come l'obiettivo delle ultime strategie politiche si sia focalizzato soprattutto sui tagli all'immigrazione perdendo di vista l'impatto che avrebbe avuto sull'economia nazionale il flusso migratorio nella direzione opposta. Un dato fondamentale «smarrito nel dibattito generale» la cui scomparsa ha causato danni enormi all'economia inglese. Secondo de Bois il governo deve reimparare a trattenere le eccellenze sul suolo natio convincendole che la Gran Bretagna rimane il luogo migliore dove lavorare e far carriera.
Ovviamente anche il mondo del lavoro deve fare la propria parte. «Bisogna ricominciare a tenerci stretti i lavoratori altamente specializzati - ha scritto de Bois - e non continuare a contare sui lavoratori stranieri per riempire i vuoti lasciati dai nostri». Molti dei cervelli in fuga sono andati a lavorare per importanti aziende farmaceutiche, aerospaziali, d'ingegneria nonchè società di servizi che hanno offerto loro opportunità migliori.
Una ricerca recente ha inoltre rivelato che metà di quelli che ogni anno scelgono di andarsene sono manager e professionisti di alto livello.

De Bois ha ammesso che il fenomeno è in parte dovuto al regime fiscale sfavorevole, ma non si tratta del fattore scatenante rappresentato invece da quella cultura che, anziché incoraggiare chi vuole avere successo e aumentare il proprio patrimonio personale, lo denigra e lo critica.

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