PAESI D'ORIGINE Si tratta soprattutto di ciprioti, greci e irlandesi di cui mancano notizie

LondraLaureati insolventi disperatamente cercansi. Degli investigatori privati sono stati messi sulle tracce di migliaia di studenti europei venuti a laurearsi nelle università britanniche che una volta conseguito il diploma si sono dileguati senza saldare il loro prestito d'onore. E non si parla proprio di due spiccioli. Secondo quanto racconta il quotidiano The Independent la cifra totale dei fondi che mancano all'appello si aggirerebbe intorno ai 50 milioni di sterline andati perduti nel giro degli ultimi cinque anni. Un ammanco pesantissimo che rischia di dover essere ripianato dai contribuenti britannici.
La Slc, Student Loan Company, società del settore pubblico che gestisce i prestiti studenteschi, è stata così costretta a prendere iniziative drastiche per tentare di riportare a casa il denaro e ha assunto delle squadre di investigatori che stanno dando la caccia ai fuggitivi. Com'è potuto accadere tutto questo? Semplice.
Gli inglesi possono avere molti difetti ma di solito si fidano di quello che viene loro promesso. Se uno dice che pagherà, loro ci credono. Così, dal 2006-2007, anno in cui la Slc è stata obbligata ad offrire un sostegno finanziario a tutti gli studenti europei che venivano a studiare in Gran Bretagna, l'agenzia ha sborsato circa 117 milioni di sterline. Di questi, 52 sono tutt'ora pendenti.
A peggiorare la situazione i pochi dati in possesso dell'agenzia raccontano che soltanto nove milioni sono dovuti da laureati «che si trovano oltremanica, lavorano ma sono considerati in stato di mora con i pagamenti». Gli altri rimanenti 41 milioni e passa risultano inghiottiti dal nulla. O meglio si sa che sono dovuti da persone che non hanno nemmeno iniziato a pagare le prime rate.
Sempre secondo l'Independent, quelli che hanno attinto maggiormente dal fondo britannico sono gli studenti ciprioti con 24 milioni di sterline a carico, di cui 15 ancora da restituire. Altri dieci milioni di sterline sono andati a francesi, tedeschi e polacchi e il resto è stato distribuito soprattutto a studenti di Paesi europei colpiti negli ultimi anni da crisi recessive fortissime come la Grecia e la stessa Irlanda. L'Italia non viene nominata.
È stata la stessa agenzia a confermare l'assunzione degli investigatori pur ammettendo di essere stata avvertita sulla parziale inefficacia della missione. Almeno uno studente su quattro potrebbe infatti non restituire mai nemmeno un penny alle autorità inglesi. Anche perché ritrovarli tutti sarà impresa più che ardua visto che la maggior parte dei laureati ha lasciato il suolo britannico senza fornire alcun dato. Non si sa dove vivano, se lavorino o meno, se siano tornati nel Paese d'origine oppure si siano trasferiti altrove. Quindi, sebbene gli inglesi si dicano pronti a trascinarli in tribunale pur di assicurarsi che onorino i termini dell'accordo sottoscritto quando hanno iniziato la loro carriera universitaria, il problema principale sarà quello di riuscire a rintracciarli.
Certo una simile situazione non depone a favore dell'Europa e in questo momento rinfocola l'ostilità già presente nella maggior parte della popolazione britannica nei confronti dell'Unione europea.

«Con gli studenti inglesi costretti a pagare delle tasse universitarie sempre più alte - ha commentato furioso il deputato conservatore Andrew Percy - per molta gente è incomprensibile come sia stato possibile che gli altri studenti europei siano venuti da noi, abbiano lasciato il loro debito sulle spalle dei nostri contribuenti e poi se ne siano andati. Molti di loro non hanno mai pagato neppure un penny di tasse e ritrovarli adesso sarà una spesa ulteriore».

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